Marco Cavallo, accompagnato da Peppe dell’Acqua, ha ormai percorso buona parte
del Paese col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica in relazione alla mancata
chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). Organizzato dal Comitato “Stop
Opg” che propone oltre alla chiusura di queste vere e proprie carceri da cui è difficile
uscirne, la nascita di strutture (Centri di Salute Mentale) aperti 24 ore su 24, ed è
oltremodo impegnato a porre fine alla dolorosa esistenza degli internati. Ora il lungo
viaggio del cavallo azzurro, che simboleggia la libertà, iniziato a maggio 2013, sta
volgendo al termine e si concluderà con la fine di marzo p.v.
Marco Cavallo, abbattendo nel 1973 i muri del manicomio di San Giovanni a Trieste,
ha dato il via al lungo processo di cambiamento che ebbe inizio con la Legge 180
(Legge Basaglia).
Nel ricordare che il 17 gennaio 2012 la Commissione Giustizia del Senato approvò
all’unanimità la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari che sarebbe
dovuta avvenire entro il 31 marzo 2013 e che successivamente il Decreto Legge 25
marzo 2013 n.24 prorogò il termine per la chiusura degli stessi al 1° aprile 2014,
corre l’obbligo di rammentare che ad oggi i detenuti negli OPG sono ancora 1200
circa.
Ma ancora una volta, purtroppo, a causa di ritardi a volte ingiustificati, è stato
chiesto dalle Regioni, all’interno della legge “Milleproroghe”, un ulteriore rinvio alla
chiusura che vedrebbe ulteriormente allontanare l’applicazione del decreto ad aprile
del 2017.
Stante questa incresciosa situazione gli internati nelle strutture di reclusione, che
dovranno trovare collocazione nelle nuove residenze, vedono questo ulteriore rinvio
come una dolorosa prosecuzione delle sofferenze che, in alcuni casi, durano da anni
(giova ricordare che molti sono reclusi pur non presentando una reale pericolosità
sociale), mentre speravano di poter finalmente ottenere cure appropriate che non
vengono effettuate negli ospedali giudiziari . Cure che sarebbero estremamente
necessarie per un recupero psichico, mentre, è risaputo, gli OPG non sono ospedali
che curano, e non curando non favoriscono il superamento dell’infermità.
Solo l’OPG di Reggio Emilia ha pronto il progetto di serrata da inviare al Ministero
della Salute, in quanto ha già ricevuto un finanziamento dal Ministero, che insieme a
quello del Comune di Reggio Emilia, consentirà di trasformarlo in “Residenza
Sanitaria”.
Anche l’Opg di Montelupo Fiorentino, in provincia di Firenze, risulta in via di chiusura
avendo presentato un piano di superamento della vecchia struttura “carceraria”.
Il reinserimento graduale nella società del paziente psichiatrico deve diventare un
indifferibile momento di riscatto delle persone rinchiuse e di inserimento in percorsi
terapeutici riabilitativi da parte delle Asl-Ausl, che dovranno avere cura, anche, di
creare situazioni che possano evitare il non sempre giustificato allarme sociale, a
volte alimentato dai media, che trattano tale problematica con scarso tatto e scarse
conoscenze.
Misure alternative alla detenzione devono essere ben lontane dall’eventualità che
nascano dei piccoli Opg ma devono essere strutture riabilitative con caratteristiche
di ospedali dove il malato psichico viene curato con percorsi individuali di cura.
Meo Cometti – Associazione MenteinPace
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