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Quando ci si pone di fronte al fenomeno dell´intolleranza religiosa, osservando con
smarrimento quante e quali devastazioni essa ha prodotto nella storia dell´umanità e quanto
sangue, dolore e sofferenza ha inferto nei secoli (e continua tutt´oggi a farlo!) a milioni di
innocenti, viene spontaneo chiedersi: …Perché? Che cosa ha può motivare così tanto sangue
e dolore? Spesso si risponde additando il fanatismo, religioso o ideologico, come la causa
dell´intolleranza religiosa nel mondo. In verità il fanatismo, aizzato ad arte, è soltanto la
maschera dietro la quale nascondere e occultare il vero responsabile di questa barbarie, che è
ed è sempre stato il puro e semplice desiderio di potere e di dominio. Ne diedero piena prova
di ciò già gli antichi romani, tollerantissimi con ogni forma possibile di religiosità, salvo
unicamente con i primi cristiani che osavano gettare, ciascuno con la propria personale fede
religiosa, granelli di sabbia nelle ruote delle macchine del potere di allora, rifiutandosi di
adorare l´imperatore. Ne diede prova la Chiesa medioevale, tollerantissima (e, più ancora,
partecipe) nei confronti di ogni dissolutezza morale (i “bunga-bunga” nelle stanze del potere
non li ha inventati Berlusconi!), ma spietatamente crudele, fino alla tortura e al rogo, nei
confronti di umili contadini, artigiani, piccoli chierici e gente di popolo che aveva scoperto il
Vangelo di Cristo e da esso aveva imparato che il credente cristiano non solo deve vivere
morigeratamente, ma sopra ogni altra cosa deve sapere obbedire “più a Dio che agli uomini”
(Atti degli Apostoli 5, 29: dal discorso di difesa di Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio, la
massima autorità religiosa di Israele che li accusava di “disobbedienza”).
Questo preciso, schietto, incancellabile insegnamento del Vangelo: “Bisogna ubbidire più a
Dio che agli uomini”, primo vero seme in assoluto della libertà di coscienza nella nostra
cultura occidentale, è anche il motivo vero, mai confessato, di ogni persecuzione religiosa:
non vi è nulla di più odiato dal potere, di un precetto del Vangelo, cioè di Dio stesso, che
emancipa colui che tu volevi che fosse in ogni cosa tuo suddito, dall´obbligo di ubbidirti! Ed
è anche il primo e il principale dei motivi per cui la lettura della Bibbia in moltissimi luoghi
in Europa, tra i quali, in primis, l´Italia stessa, è stata per secoli vietata alla gente, per lungo
tempo addirittura sotto pena di morte. Non è per fanatismo che i monarchi francesi
perseguitavano gli ugonotti, uccidendo i propri sudditi da cui avrebbero potuto invece trarre
tasse, rendite e soldati per i propri eserciti, ma semplicemente per tremenda paura della loro
ideologia, poiché quei credenti cristiani credevano e insegnavano che si deve ubbidire al
proprio sovrano soltanto finché il proprio sovrano non impartisce ordini contro gli
insegnamenti del Vangelo, nel qual caso si deve ubbidire alla propria coscienza: ve lo vedete
Luigi XIV a dover discutere con ciascun suo suddito, con la Bibbia in mano, se i suoi ordini
erano o no contro gli insegnamenti del Vangelo? Non è per fanatismo che i sovrani anglicani
perseguitavano i puritani inglesi, vietando loro di costituire libere chiese popolari
organizzate in modo democratico-elettivo, e non più poste, dunque, sotto il dominio di
vescovi nominati dal re. Temevano (giustamente) che il modello democratico di quelle loro
chiese di popolo si sarebbe, presto o tardi, imposto anche nella cultura politica dello Stato
(attraverso la Camera dei Comuni, che già all´inizio del XVII secolo era ormai composta,
per tre quarti dei suoi seggi, da persone di fede puritana!) ponendo fine alle loro aspirazioni
assolutistiche. Non è per fanatismo che i cattolici irlandesi sono stati perseguitati da
Cromwell (ampiamente tollerante, invece, verso ogni altra forma di confessione religiosa),
ma per ragioni e considerazioni meramente politiche, motivate dalla fedeltà dei cattolici al
Papato, alleato con la Spagna e la Francia contro l´Inghilterra. E non è per fanatismo che
quasi tutte le dittature nel mondo, a cominciare da quella cinese, perseguitano i credenti
cristiani (o li ammettono solo in recinti istituzionali chiusi e sorvegliati, saldamente
governati da loro), ma perché hanno paura di perdere il controllo delle coscienze della gente.
Certo, in tutte queste situazioni il potere sempre crea o aizza tra il popolino il fanatismo nei
confronti dei diversi, in modo da poter attuare i propri intenti persecutori, ma questo è
soltanto il fumo ideologico, la bugia, come sempre, dietro alla quale nascondere l´esercizio
del potere.
Pienamente consapevoli di quanto fin´ora illustrato, le minoranze religiose nel nostro paese,
insieme alla parte migliore della società e della cultura italiana, ricordano il 17 febbraio, la
Giornata nazionale della libertà di culto, libertà di coscienza e laicità dello Stato (: il 17
febbraio 1600 veniva arso vivo a Roma, ad opera del Tribunale dell´Inquisizione, il filosofo
e astronomo Giordano Bruno, accusato di eresia e ateismo, mentre il 17 febbraio di 248 anni
più tardi, nel 1848, veniva emanato per la prima volta sul suolo italiano, nel regno
piemontese, un editto di tolleranza nei confronti dei Valdesi). Ma lo Stato italiano continua a
non volersi associare a questa celebrazione (un progetto di legge in questo senso è fermo da
molti anni alla Camera dei Deputati, mentre un analogo progetto di legge regionale in
Piemonte è stato espressamente bocciato dal voto del Consiglio Regionale), ma questo non
per fanatismo; unicamente per questioni di potere, di privilegi e di clientelarismo.
Pastore Alberto Romussi
Chiesa Protestante, Cuneo
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