I progetti di “vita in comune” di alcuni specifici gruppi,come potrebbero essere i
vecchi, mi creano sempre turbamento.
Penso a Platone, con il suo progetto di Stato perfetto, Stato in cui le due classi
superiori, guerrieri e filosofi, vivono in una dimensione di “comunismo”, in cui
nessuno ha proprietà privata, per non essere distratto dalle cure del mondo, e potersi
dedicare ad una educazione aristocratica. Naturalmente, anche le donne sono in
comune……
Penso a comunità religiose appassionate, come quella creata da Fra’Dolcino, anch’
essa chiusa in se stessa, compattata dall’esistenza di nemici esterni, che contestavano
scelte di fede ed economiche,come la proprietà in comune,donne
comprese,ovviamente.
Penso ai kibbutz, anch’essi comunità chiuse, che trovano la loro ragione d’essere nel
resistere alla pressione palestinese, dove all’inizio tutto, il mangiare, il dormire etc.
era in comune……..
Dico che mi creano turbamento, a parte l’orribile abitudine di considerare uno
specifico gruppo umano, quello costituto dalle femmine, come “ cose” di cui disporre
senza alcun limite , perché ogni comunità, dalla più numerosa alla più esigua, è
sempre stata il tentativo di difendersi da un pericolo esterno ,vero o presunto, mai il
frutto di un tentativo di vita serena e buona per tutti.
Fra tutti i tentativi di vita in comune, l’unico che non mi pare troppo opprimente, è il
beghinaggio ; forse perché organizzato da donne, esso, che pure naturalmente
rispondeva ad esigenze di sopravvivenza , si realizzò lasciando spazio a tante
individualità, molto più di quanto accadde nelle coeve organizzazioni di begardi.
Tuttavia,nessuna di queste organizzazioni,a parte quella del “Comunismo in un solo
Paese” Dello Stato Sovietico ha retto lungo tempo di fronte agli attacchi
dell’individualità che si cela nel profondo di ciascuno di noi: la loro durata è stata il
più delle volte sostenuta dalle armi,realizzata con la coercizione,e spesso non ha
nemmeno raggiunto gli scopi che si prefiggeva.( E vedremo quanto reggerà quello
cinese…)
Perché mettere tutti i vecchietti insieme, quando la più elementare osservazione di
quelli che abbiamo vicino a noi- genitori, nonni, forsanche bisnonni, - ci mostra
come essi prediligano il guscio della loro vita, la casa in cui hanno vissuto per tanto
tempo, e come sia destabilizzante per la maggior parte di loro spostarli, allontanarli
dai percorsi consueti e costringerli a dividere l’aria con chi non ha mai fatto parte
della loro storia?
Sono sotto gli occhi di tutti i risultati delle Case di riposo; anche le più belle, quelle
meglio organizzate rispondono solo alle esigenze di accudimento della persona
anziana , quando i parenti non possono farlo, e quando l’anziano non è più in grado di
provvedere da sé. E in tutte queste case, si è costretti a verificare le difficoltà della
coabitazione, i litigi per il volume del sonoro,per la scelta del canale tv.o l’assoluta
passività di fronte allo schermo, le lotte per tagliare le unghie, il rifiuto del cibo o
l’ingordigia, le gelosie e le antipatie che sfociano nella violenza verbale,se non fisica.
Perché non è il caso di idealizzare l’anziano, come se esso fosse sempre e comunque
benevolo e civile: come non idealizziamo i giovani, non dobbiamo dimenticare che il
vecchio è il giovane dell’altroieri: e se era violento e prepotente da giovane,nella
maggior parte dei casi lo sarà anche da vecchio , e così per ogni altra caratteristica
umana.
So che non piace,ma è la realtà. Questo non significa che dobbiamo togliere ai vecchi
ciò che spetta loro in quanto esseri umani, il rispetto, l’attenzione e la cura, ma che
non dobbiamo pretendere da loro cose che essi non possono dare, come il sentirsi
lieti e giocosi perché i bambini delle elementari vanno a chiedere loro come si viveva
senza acqua corrente nelle case o come hanno salvato la pelle in guerra. Forse non
vogliono ricordare gli stenti e la paura, forse non ne sono nemmeno in grado……
E’ certamente vero che la nostra società tende a considerare l’anziano come un peso,
una creatura inutile .
Ma è solo la nostra società che agisce così ?.
Altre società non emarginano,o emarginarono,altri gruppi sociali?
Ci fu un tempo, e i greci che già dissero tutto ce lo ricordano, in cui il vecchio
rappresentava certo l’esperienza ma anche il potere.E perciò egli doveva difendersi
dai giovani vigorosi e baldanzosi che volevano strapparglielo: per questo Cronos
divorava i suoi figli.
Forse che oggi lo schema non è lo stesso,in tanti campi?
Tuttavia, da quando Diderot e D’Alembert offrirono, con le Tavole dell’Enciclopedie,
un sistema per apprendere abbastanza accessibile, è ben vero che il prestigio
dell’anziano in quanto tale,cioè in quanto è sopravvissuto a molti altri, è decisamente
calato, senza che aumentasse il prestigio del giovane, anche se questi è più vigoroso e
intraprendente. Forse ciò è dovuto alla complessità della società che si è costruita
negli ultimi due secoli,complessità che richiede al giovane un tempo di preparazione
così lungo che egli si ritrova alla soglia della casa di riposo prima ancora di aver
vissuto una vita libera e indipendente : che cosa dobbiamo fare? Che cosa possiamo
fare? Costruire nuovi recinti? Bruciare i libri, che hanno sostituito l’esperienza degli
anziani? Eliminare qualcuno, i bambini con l’aborto, oppure i giovani con qualche
guerra, oppure i vecchi con le malattie e la povertà?
Dobbiamo per forza eliminare qualcuno?
O possiamo provare, ciascuno nel suo piccolo, nelle immediate vicinanze del suo
corpo, a far vivere bene qualcuno? ( Senza nasconderci che, per dirla con Manzoni,
un vecchio malvissuto ha bisogno dell’intervento della Grazia Divina per risultare
sopportabile….)
Per mia fortuna, non dovrò dibattermi a lungo in questi dilemmi.Credo di essere
ormai nella schiera degli indesiderabili…( a proposito, quando incomincia la
vecchiaia? )
Simonetta Dutto
Laboratorio di scrittura creativa
Laboratorio Siddharta-MenteInPace
Cuneo
Scrivi commento