Questa poesia ci è stata inviata al nostro indirizzo di posta menteinpace@libero.it con la esplicita richiesta di non mettere nè il nome né la provenienza ma solo le iniziali. Nel pubblicare questa bella poesia rispettiamo le decisioni dell’Autore.
La primavera è passata e tu senti il ritardo,
la chimera è lontana, persa dentro il tuo sguardo.
E tu ancora bambino soffri del tuo ritardo.
E l’estate che arriva ti ritrova a metà,
perso nei tuoi disegni, nella tua ingenuità,
e ti accorgi che il sole brucia più di qualche anno fa.
E ti senti bambino, in un pozzo caduto,
e ti senti stanco di gridare aiuto.
Che chi passa ti ascolta e, per umanità,
chiude gli occhi e fa finta di non esser passato di là.
Ed il caldo ti asciuga, la tua sete è forte,
e l’estate è passata, l’autunno è alle porte,
e tu preghi la pioggia, implori la morte.
Cambia l’alba e il tramonto, come cambia l’amore,
e tu preghi che sia solo questione di ore,
che venga un po’ d’acqua a placare il sudore.
E sei sempre un bambino, dentro al pozzo.
Caduto.
Ma il coraggio nel cuore un poco è cresciuto,
e con le mani sporche appoggiate all’oscuro
incominci ad arrampicarti sul muro.
E ti arrampichi e cadi, ma tu non demordi,
la stanchezza rinneghi, pensi ai tuoi ricordi,
non fai caso nemmeno ai tuoi gridi sordi.
E l’inverno che arriva, con la neve ed il gelo
copre di grigio tutto quanto il cielo,
e te appeso a quel muro con lo stesso velo.
Ma sei quasi arrivato, freddo non l’hai patito.
Sei giunto alla cima, ora sei quasi uscito,
e ti vedi alla luce come sei cambiato,
finalmente un ragazzo sei diventato.
E ti accorgi che il tempo parte a primavera.
E ricordi con lei nasce una chimera,
ora il fondo è passato, solo sei risalito
ed alla gente che passa ora mostri il tuo dito
GR
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