Ancora una volta insieme, questa volta per commentare un quadro che ho chiamato "astratto" ma in realtà così astratto non è!
Io ho avuto la grande sfortuna di rimanere a fianco di una persona bipolare, e poi passare dall’altra parte.
La vedete la persona in centro, che non ha una forma definita è quasi un’ombra, un’ombra di se stessa.
Passavamo dei periodi dove questa donna lavorava, senza stancarsi mai, a dei periodi di depressione, ma da persone incompetenti non sapevamo dell'esistenza della "bipolare".
I medici-psichiatri per un po' di anni non la riconobbero (anche perchè noi la portavamo solo quando era in depressione), quindi la curavamo con dei semplici antidepressivi, ma la situazione peggiorava di anno in anno, fino alla esasperazione.
Premetto che noi abbiamo deciso di curarla a casa, e se posso darvi un consiglio non fate mai un errore del genere; è distruttivo, anche se la persona non viene sradicata dal proprio ambiente, e quindi si sente più protetta.
Quando siamo arrivati al culmine della situazione: sette giorni senza dormire neanche un ora giorno e notte, tutta la famiglia ha cominciato a crollare.
Ci rifiutava le medicine, tutto quello che era acqua e cibo non lo voleva perchè aveva paura gli mettessimo medicinali di nascosto dentro.
Era diventata un’altra persona, non mi riconosceva più, mi odiava perchè ero la persona che a forza le faceva inghiottire le medicine, inutilmente ... tanto, scusatemi il termine, "le sputava".
Ha girato intorno al tavolo sette giorni e sette notti dicendoci: "tanto io non dormo" e non lasciando dormire neanche le due persone che per l'intero periodo l'hanno affiancata, diceva: "se dormite non vi svegliate mai più".
Altri particolari non li aggiungerei, perchè mi sembra di aver già spiegato molto bene in cosa consiste questa pazzia, a tal punto che siamo arrivati a pensare fosse schizofrenica (anche se da persone "normali" non abbiamo idea di cosa voglia dire), nessuno ci aiutava, o ci aiutava nel modo sbagliato.
Un giorno accadde quasi un miracolo: uno psichiatra di cui non faccio il nome, è venuto a vederla a casa, perchè era impossibile andare in uno studio medico (le ragioni credo le capiate), c'era tutta la famiglia, dolcemente parlò con la donna e altrettanto dolcemente con la famiglia.
A noi non parve vero, uno psichiatra che ci stava incoraggiando e per la prima volta ci parlò della "bipolare"; ma che cosa è questa strana malattia? E lui in parole semplici ci diede una rapida descrizione, e poi ci disse che se il malato collaborava e prendeva un farmaco che si chiama "stabilizzatore dell'umore" avrebbe potuto vivere una vita pressoché normale. Cercò di spiegare anche a lei che era come avere il diabete, se prendi i farmaci vivi una vita normale ma, se non li prendi ti fai solo del male.
Ora, non vi dico che da quel giorno, tutto rose e fiori, anzi i farmaci continuava a non volerli, era un continuo bisticciare, un continuo vederla piangere perchè era finita nella fase depressiva; e così andammo avanti ancora qualche anno.
Ora io posso dire che sta bene, prende i farmaci e, addirittura se non si sente bene è lei la prima che cerca lo psicologo (un "miracolo" come vi dicevo prima.
Un' altra grande fortuna è che lei ha rimosso tutto, o forse è un modo per non tornare a quell'ombra oscura, quindi vive diciamo serenamente, perchè io dico sempre: "se solo sapesse la metà delle cose che ha fatto, allora sì che impazzirebbe".
Poi all'improvviso i ruoli si invertono e da persona "normale", inizi tu ad avere dei
problemi, un miscuglio di "male di vivere".
In fondo da questa storia possiamo trarre due conclusioni: l'importanza della famiglia vicino all'ammalato, e l'importanza del dialogo con i medici.
Sebj
MenteInPace, Cuneo
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gianfranco (domenica, 14 dicembre 2014 08:21)
Molto bello questo articolo perché sottolinea l'importanza di una corretta comunicazione fra terapeuti e pazienti. Una comunicazione con parole comprensibili e finalizzate ad una realistica fiducia e speranza. Fiducia e speranza, un binomio che dovrebbe caratterizzare la psichiatria, almeno quella di buon livello.