Pubblichiamo una lettera che è di interesse anche per le
associazioni che tutelano i diritti dei malati.
Sanità: Fp Cgil, serve subito legge su responsabilità professionale
Roma, 8 settembre 2015 - “È urgente l'approvazione di una nuova normativa sul tema
della responsabilità professionale in sanità”. A dirlo sono il segretario nazionale della Fp
Cgil, Cecilia Taranto, e il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, che
così motivano: “Il cittadino deve avere giustizia quando il medico o l’operatore sanitario
commettono errori che compromettono la salute. Chi lavora in scienza e coscienza deve
poterlo fare in modo sereno, in particolare nel SSN per garantire il diritto alla salute.
Questo costituisce l’asse portante del nostro ragionamento”.
Per i due dirigenti sindacali “occorre dunque, in primo luogo, disboscare la selva della
speculazione sulla responsabilità professionale, in questi anni cresciuta in modo
smisurato, e che ha portato alla inappropriatezza della medicina difensiva, generando uno
spreco che va dai 10 ai 14 miliardi. Questo fenomeno sta falciando sempre di più la fiducia
che deve intercorrere fra chi chiede salute e chi è impegnato a tutelarla, e si è abbattuto
come una scure sulla possibilità del medico e dell’operatore sanitario di intraprendere
strade innovative. Il tutto a danno della salute dei cittadini. L'ossessione del procedimento
penale e civile, in questo ordine, ha infatti generato conservazione e moltiplicato la
prudenza, come testimoniano i ricorsi inappropriati alla diagnostica semplice e complessa.
Per Taranto e Cozza “a lungo andare l’atteggiamento di prudenza rischia anche di
interferire con l’attitudine a imparare dagli errori di valutazione, che sono sempre possibili.
Infatti in questo quadro potrebbe prevalere un comportamento omissivo teso a”
nascondere “ gli errori per evitare l’avvio di procedure penali, che ricordiamo nel 98% dei
casi risultano inutili, ma che producono comunque danni inestimabili sia dal punto di vista
professionale che da quello psicologico. Non ci sembra che questo sia il modo migliore per
ristabilire un principio di giustizia che va invece reso di semplice accesso”.
Da questo punto di vista, proseguono, “occorre innanzi tutto, nel caso di medici che
operano nelle strutture, pubbliche o private che siano, riallocare la responsabilità del
procedimento in capo a chi ha il potere di organizzare il lavoro. Ovvero alle stesse
strutture sanitarie. Saranno poi queste ultime, e non il cittadino, a chiamare in causa,
laddove si ravvisi un danno grave o una grave negligenza, il medico o l’operatore sanitario
in questione, con precisi limiti economici di rivalsa. Ovvero il cittadino sarà rimborsato
pienamente del danno se verrà riconosciuta la sua ragione. La causa di rivalsa appartiene
ad altra sfera. Altrimenti si condanna il cittadino a seguire strade impervie e, talvolta,
inestricabili. Ciò implica anche la necessità di definire massimali entro i quali i giudici, da
un lato, e le aziende sanitarie dall’altro possono intervenire. Al momento infatti assistiamo
ad una giungla che risulta costosa per tutta la collettività, priva di raziocinio, che il più delle
volte sposta risorse verso studi legali e non verso i cittadini da risarcire”.
Il procedimento, aggiungono Taranto e Cozza, “deve essere attivato se non lo si consideri
temerario. Questo principio, che nel diritto del lavoro è ormai prassi consolidata (anzi
dovremmo dire fin troppo abusata), deve essere esteso anche nel campo della
responsabilità professionale in sanità. A ciò potrebbe contribuire l’istituzione di un ufficio
pubblico di conciliazione, con la funzione di difensore civico in ambito sanitario, provvisto
delle competenze necessarie, nel quale valutare l’apertura di procedimenti attivando
immediatamente il risarcimento da parte della struttura. La sede penale si offrirebbe così
solo ai casi effettivamente dovuti alla presunta grave negligenza, o di dolo, degli operatori
che vanno sanzionati, anche per offrire tranquillità a tutto il sistema”.
“Su questo terreno è urgente aprire un confronto con le associazioni che tutelano i diritti
dei pazienti. E solo con loro. Ovvero devono uscire di scena le organizzazioni che hanno
fatto dell’esercizio legale della tutela della salute un nuovo business. Per arrivare alla
urgente approvazione di una nuova normativa sul tema della responsabilità professionale
in sanità. Non sappiamo se con la legge di stabilità come da impegno assunto dalla
Ministra Lorenzin. In ogni caso partendo dal testo unificato recentemente adottato alla
Camera che richiede ancora aggiustamenti. Si tratta in sostanza di voler instaurare un
processo virtuoso che possa consentire la qualificazione della spesa con l’obiettivo di
maggiori tutele per tutti, medici, operatori sanitari e cittadini. Stiamo parlando di una
molteplicità di medici e operatori sanitari onesti, che fanno seriamente, con dedizione e
professionalità, il loro mestiere. Che ogni giorno il sistema sta mettendo a dura prova ma
che continueranno a battersi perché il diritto alla salute, e non solo il diritto al rimborso, sia
effettivamente esigibile in tutto il paese”, concludono.
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