L'esperienza di un laboratorio di dolci, autoironicamente chiamato "Il Mattarello", per dare una seconda chance a nove ragazzi
di FLORIANA RULLO
Curare le malattie psichiche con la pasticceria. È l'idea della pasticceria Il Mattarello, speciale biscottificio
artigianale di Vercelli, il primo in Italia che impiega nel suo laboratorio persone con disagio psichico. Un progetto di imprenditorialità dal valore sociale che profuma di cose buone e ha
come ingrediente una robusta dose di autoironia, che si nota sin dal nome scelto. Ma soprattutto una realtà che ha fatto incontrare tante storie diverse di giovani che, grazie al lavoro, hanno
avuto una seconda chance nella vita. È qui, in questo laboratorio nato nel cuore della pianura padana piemontese, che nove ragazzi hanno avuto la possibilità di ricominciare una nuova vita a
colpi di bicciolano ( biscotti a base di burro e cannella) simbolo della città, frolle, paste fresche e torte. Lo ha fatto Karin, 31 anni, che al Mattarello è arrivata per imparare a fare la
pasticcera ma soprattutto per combattere il disagio nello stare con le altre persone, come anche Liliana, 43 anni, che invece ci è arrivata per combattere la solitudine. Con loro anche
Simona, Alessandro, Andrea, Sara, Cristiano, Riccardo e Giampaolo.
'' Lo scopo del nostro laboratorio è preparare e insegnare un mestiere ai giovani che fanno parte dell'associazione-spiega
Angelo uno dei soci fondatori della cooperativa Cooperativa Sociale 181i-. Tutti hanno avuto diagnosi importanti e alcuni vivono in case famiglia o in nell'appartamento che Diapsi mette a
disposizione''. Giovani e non, si va dai 22 ai 45 anni, con percorsi diversi: alcuni stavano per laurearsi, o avevano un lavoro, altri una famiglia e addirittura figli, ma con un disagio psichico
in comune. Un disagio che ora affrontano con le mani in pasta, nel vero senso del termine.
''Il progetto – spiega la presidente dell'associazione Lorena Chinaglia - nasce dall’esigenza di fornire ai nostri assistiti,
dopo un processo formativo, l’inserimento lavorativo vero e proprio in azienda. A inizio 2015 abbiamo costituito la Cooperativa Sociale 181 a dicembre inaugurato i locali. Ora, guidati
dallo storico pasticciere Vittorio Ferraresi a cui è stata affidata la direzione tecnica del laboratorio e dal primo pasticcere Andrea Candelieri siamo riusciti a far partire una produzione unica
sia di pasticceria secca che fresca. Senza contare il nostro cavallo di battaglia: la torta 181 che prende nome dalla legge che verrà discussa in parlamento per modificare la legge basaglia
(legge180)''. E aggiunge: "Ogni persona inserita in cooperativa viene valorizzata per le proprie capacità e incoraggiata a svolgere un ruolo nei processi decisionali dell’azienda, e non è mai vista come un disabile da assistere''. Spiegano ancora Lorena e
Angelo: " Stiamo pensando al territorio, vendendo i nostri prodotti ai bar con il quale collaboriamo per il ritiro dei sacchetti del caffè con cui facciamo una linea di borse, ma anche una
vendita online. Questa pasticceria è una sfida anche per noi, non solo per loro”. Una sfida a colpi di delizie.
link: http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/02/04/news/vercelli_biscotti_torte_e_paste_fresche_per_curare_il_disagio_psichico-132706135/
TOTALE VISITE AL SITO
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Dati aggiornati al 24-1-2023
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Video Spot di MENTEINPACE
ADRENALINA PURA!!
regia di
Andrea Castellino
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PROGETTO
"COSA SI FA DI BELLO?"
anni 2020-2021
PROGETTO
"ANCORA INSIEME" Relazione finale
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ZONA FRANCA
è un laboratorio di inclusione sociale, in cui si sperimentano forme alternative di partecipazione, protagonismo ed espressione.
È ideato e prodotto dalla Cooperativa Proposta 80
in collaborazione con l’Associazione Culturale Kosmoki
e dagli
utenti del Servizio di Salute Mentale del Dipartimento di Salute Mentale di Cuneo.
Collaborano al progetto la Città di Cuneo, la Cooperativa Momo, MenteInPace, DiAPsi Cuneo e la Casa del Quartiere Donatello.
VISITA IL SITO WEB DI “ZONAFRANCA”
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GUARDA LE NOVITA' della
CASA DEL QUARTIERE DONATELLO
http://www.casadelquartieredonatello.it
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Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D'un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant'Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall'auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l'auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant'Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c'è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all'inferno. "I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione." Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all'altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l'umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole. Con "Fame d'aria", Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l'amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
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