Ultimo atto del braccio di ferro tra maggioranza e giunta regionale. I democratici dettano le condizioni per l'approvazione della contestata delibera. Opposizioni all'attacco
Nessun colpo di testa (tantomeno di mano) della giunta sulla riforma della psichiatria: il messaggio recapitato dal gruppo Pd alla squadra di Sergio Chiamparino e in particolare al suo uomo della Sanità, Antonio Saitta, era stato chiaro. “Siamo pronti a dare parere favorevole alla delibera, ma condizionato all’accoglimento di osservazioni e modifiche che porteremo in commissione” aveva detto il capogruppo Davide Gariglio al termine della riunione dei consiglieri dem che aveva indetto in mattinata. L’alternativa era stata esplicitata altrettanto chiaramente: “Se quanto chiediamo non verrà recepito, la giunta assumerà una decisione che il gruppo del Pd non condivide e non condividerà”. Giunta sull’orlo della crisi di nervi e un profilarsi di una possibile sfiducia da parte del partito di maggioranza anche se il parere richiesto alla commissione non ha valore vincolante: questo il quadro prima della seduta della commissione e dopo l’incontro del presidente Domenico Ravetti e di altri consiglieri con coloro che fuori da Palazzo Lascaris erano tornati a manifestare contro la delibera partita storta e difficile da raddrizzare. Uno strappo tra gruppo dem e giunta sarebbe stato, tuttavia, fragoroso aprendo ulteriormente agli attacchi delle opposizioni. Non solo: il Pd è da tempo consapevole e oggetto della pressione da parte delle associazioni delle famiglie dei pazienti psichiatrici, così come quelle degli operatori professionali e avallare il testo senza correttivi avrebbe significato ripercussioni che i dem vogliono a tutti costi evitare. Dalla riunione mattutina esce un elenco di richieste da porre come condizioni al voto favorevole. Addolcendo il linguaggio vengono definite “osservazioni”, elaborate nelle ultime settimane, in realtà sono il nocciolo del dicktat alla giunta. I piddini chiedono che “si tenga conto di quanto esposto dall’Anci e dal coordinamento degli enti gestori in merito ai criteri Isee da applicare all’area della salute mentale. La loro definizione dovrà essere concertata con l’Anci e dovrà tenere conto della particolare fragilità dei nuclei familiari dei pazienti in carico ai servizi di salute mentale”. Il secondo punto del documento riguarda la quota sanitaria per la compartecipazione alla spesa delle strutture SRP3 e “si chiede che all’uscita dal piano di rientro venga assunto l’impegno di rivedere le percentuali di compartecipazione tra il Fondo Sanitario e il cittadino, in modo da ridurre l’impatto economico sulle famiglie degli assistiti”. Altra richiesta: “sviluppare un’azione politica rivolta al governo centrale per modificare l’articolo 33, comma 2, del Dpcm sui nuovi Lea, approvato dalla Conferenza Stato - Regioni, al fine di ricomprendere anche le strutture socio riabilitative tra le prestazioni a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale”, aprendo insomma a un maggiore impegno della sanità rispetto ad oggi e a quanto previsto dalla delibera. Il Pd chiede inoltre “il monitoraggio, così come posto dall’Anci con il coinvolgimento degli enti gestori (a partire dai Comuni e i Consorzi socio-assistenziali) nella progettazione dei percorsi di risocializzazione dei pazienti e in un tavolo di monitoraggio puntuale sulla delibera” con lo scopo di “verificarne lo stato di applicazione rispetto alla salute dei pazienti, al sistema tariffario e ai risvolti occupazionali nel settore della residenzialità psichiatrica”. Il tavolo regionale andrà insediato non oltre i 90 giorni dall’approvazione della delibera. Un tema oggetto delle proteste delle associazioni e che è finito anch’esso tra le richieste del Pd riguarda sia la possibile introduzione di una normativa che consenta di mantenere in servizio gli attuali operatori, ma non di meno la “rapida attuazione del tavolo di confronto sulla salute mentale, in modo da arrivare ad un riordino del sistema delle cure psichiatriche, nella direzione della domiciliarità, accanto alla revisione dei servizi territoriali residenziali”. La lista delle richieste arriva finalmente in commissione e presentata a Saitta che, ovviamente, scongiura la crisi e, mano all’estintore, spegne sul nascere un incendio che pur covando sotto la cenere da mesi avrebbe rischiato di divampare tra il partito democratico e la giunta Chiamparino. L’assessore dice di non considerare quelle espresse dal Pd “solo raccomandazioni”, ma addirittura elementi che “saranno inseriti nel testo”. Riscritto per l’ennesima volta. Alla fine, dopo un dibattito dai toni spesso accesi, arriva il via libera con i voti dem, ma senza quelli delle opposizioni e, neppure quelli di Sel. A conferma che in maggioranza qualche problema c’è. E proprio dalla minoranza di centrodestra arriva non solo la bocciatura della delibera, ma anche una forte critica all’atteggiamento del Pd. “La maggioranza di centrosinistra – afferma il consigliere di Forza Italia Gian Luca Vignale – di fronte alle tantissime persone che oggi protestavano fuori dal consiglio non ha avuto nemmeno il coraggio delle proprie scelte, usando una novità politico: il parere condizionato, un vero e proprio sotterfugio politico che però nei fatti non garantirà la cura ai pazienti psichiatrici piemontesi”. Per l’esponente azzurrro “con la riforma del sistema psichiatrico, che Saitta e Chiamparino stanno imponendo, nelle strutture a media e bassa intensità (SRP3) non verranno più garantite le cure psichiatriche, ma esclusivamente sorveglianza e badanza e la libertà personale e il diritto alla cura saranno dimenticati. Saranno, in altre parole, dei nuovi manicomi. Inoltre questa pessima delibera si occupa soltanto di 3mila dei 55mila pazienti psichiatrici piemontesi. È come se si parlasse di ortopedia anziché di malattie mentali, avere il diritto alla cura solo in caso di frattura e all’assistenza in caso di lussazioni o forti contusioni”. Per Vignale “Saitta ed il Pd oggi hanno spazzato via quarat’anni di storia psichiatrica, disinteressandosi delle famiglie e dei piemontesi”. Di “teatrino vergognoso” del Pd parla invece il M5s: “Saitta e il Partito democratico prendono in giro, per la seconda volta, i pazienti psichiatrici e gli operatori del settore. Da una parte il Pd ha votato la delibera con parere condizionato ad alcuni punti, dall’altra Saitta ha fatto il pesce nel barile promettendo di recepirle”, scrivono in una nota Davide Bono e Stefania Batzella. Secondo i due esponenti pentastellati, “invece di prendere atto dell’ostinazione dell’assessore a non confrontarsi democraticamente con famiglie ed operatori, chiedendone quindi la sfiducia, ancora una volta Gariglio e Company hanno difeso l’indifendibili”. Tesi ovviamente rigettata dai dem che, con il consigliere Daniele Valle rivendicano “un lungo lavoro di mediazione e confronto con il quale il gruppo Pd ha condizionato il proprio parere favorevole alla delibera e nel quale c'è molto di quello che la società civile e gli amministratori ci hanno rappresentato in questi mesi”. Valle ammette la necessità di dover recuperare la fiducia e il dialogo con quanti si occupano di una parte così fragile della nostra cittadinanza e che il percorso di approvazione di questa tormentata delibera ha fatto venire meno”. L’ennesima stilettata alla giunta che “lunedì adotterà il provvedimento e vedremo se la serietà delle questioni poste verrà raccolta”. Un “se” che sembra dirla lunga sul clima di fiducia tra il gruppo dem e l’esecutivo.
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