da Associazione ALTRITASTI
informazione & formazione
della provincia di Asti e Cuneo
per un altro mondo possibile
Mercoledì 21 Giugno 2017
di Maurizio
Bongioanni.
Ci sono più italiani in giro per il mondo che in Italia. Siamo una popolazione
di immigrati e manco lo sappiamo. Ce la prendiamo con chi viene ospitato nel nostro Paese senza preoccuparci di come veniamo accolti nel resto del mondo. “Prima gli italiani”… già… ma vale anche
per gli italiani all’estero?
Ho pensato di raccontare alcuni esempi di immigrazione che si vivono in Italia,
dal momento che tante volte si odia più facilmente qualcuno che non si conosce. Sono partito da una storia raccontata al Migranti Film Festival organizzato a Pollenzo da Slow Food e Università di
Scienze Gastronomiche dove sono stati presentati diversi esempi di convivenza e integrazione, tutti in provincia di Cuneo. Tra quelli più significativi - e sconosciuti - quello relativa alla
comunità cinese a Barge e Bagnolo …
Durante la conferenza Migranti siamo noi: esperienze di migrazione
italiana e di nuove migrazioni straniere in Italia hanno preso la parola diversi
testimoni. Pietro Shwarz è animatore interculturale presso il Consorzio Monviso Solidale. A lui il compito di introdurre l'esempio di "convivenza" (che brutta questa parola) tra italiani e cinesi
nei comuni di Barge e Bagnolo.
“Negli ultimi due anni ci siamo concentrati
solo sui richiedenti asilo, dimenticandoci di chi vive in Italia da ormai molto tempo. Investimenti di politiche sociali sugli immigrati di lungo periodo non se ne fanno più. Dobbiamo riflettere
sui nuovi italiani, sulla cosiddetta seconda generazione, se non vogliamo raccogliere esiti di marginalità, come possiamo vedere nel resto d'Europa. Dobbiamo quindi far parlare gli adolescenti. È
quello che stiamo facendo a Barge e Bagnolo: una storia che parte dagli anni '90 in questi due paesini a distanza di 4 km in cui l’immigrazione è indissolubilmente legata alla manodopera della
filiera della pietra. Prima i sardi di Villasimius negli anni '70, poi le famiglie cinesi a partire dai '90. Si tratta di un lavoro durissimo, perché si spacca la pietra a mano per 10-12 ore di
lavoro giornaliero. Oggi tra Barge e Bagnolo vive una comunità cinese composta da 1400 persone, che rappresenta il 13% della popolazione locale.
I giovani sono tanti: nelle scuole il 30-35% degli studenti sono cinesi. La convivenza non è sempre stata facile, soprattutto inizialmente: gli anziani che vedono passeggiare tanti giovani cinesi
per le strade di questi paesini si preoccupano. Eppure è quello che facevamo noi da piccoli: giocavamo per strada. Solo che ce lo siamo dimenticati. Questi ragazzi sono soli tutto il giorno
perché i genitori lavoravano. Ma loro sono senza nonni quindi c'è tutto un problema di relazione.
Da qui è partito il nostro lavoro con loro. E abbiamo scoperto che non è affatto vero che la comunità cinese è una comunità chiusa, anzi è il contrario. La difficoltà sta tutta nella
lingua”.
Massimo Zhao è un adolescente nato a Pinerolo. A lui spetta
rappresentare la seconda generazione cinese di Barge e Bagnolo. “Sono nato a Pinerolo ma all’età di due mesi
mi hanno riportato in Cina, dove sono rimasto fino a 5 anni con i nonni. Poi sono tornato in Italia e attualmente frequento il liceo a Saluzzo. Non ho scelto una scuola tecnica perché non volevo
fare il lavoro di mio padre, volevo imparare bene l'italiano, fare l'università, fare un lavoro non di manodopera. Mi piacerebbe poter tornare in Cina per fare l’università.
A me piace molto la cucina italiana, nonostante i miei genitori non la sappiano cucinare. Il cibo è un modo di dialogare: a noi piace molto il cibo italiano e agli italiani piace molto il cibo
cinese, come dimostrano i vari ristoranti che hanno aperto. Io sono molto curioso di imparare la cultura italiana e cinese insieme. Ora sto anche imparando il dialetto
piemontese”.
I cinesi che arrivano in Italia provengono quasi tutti dalla regione dello
Zhejiang. Oggi molti bargesi si stanno iscrivendo alle università per imparare la cultura e la lingua cinese. Allo stesso tempo il più grande timore che i cinesi hanno per i propri figli è quello
che dimentichino la cultura cinese e la lingua, soprattutto come scriverla.
Scrivi commento