Lunedì mattina 2 luglio a Palazzo Lascaris, sede della Regione
Piemonte, si svolge un interessante Convegno sul tema del Piano d’ Azione per la Salute Mentale. Vorrei consigliare agli interessati all’argomento di cercare in internet il testo del Piano di
azione per la salute mentale 2013-2020 pubblicato a gennaio 2016 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (vedi anche su https://www.menteinpace.it/e-book/) ove viene sottolineato “il ruolo essenziale della salute mentale ai fini della realizzazione
dell’obbiettivo della salute per tutti. Si basa infatti su un approccio che dura tutta la vita, che punta a raggiungere l’uguaglianza attraverso la copertura sanitaria universale e che sottolinea
l’ importanza della prevenzione.
Definisce quattro obbiettivi principali:
1. ottenere una leadership e una governance più efficaci nell’ ambito della
salute mentale
2. riuscire ad offrire servizi di salute mentale e servizi sociali completi,
integrati e capaci di rispondere ai bisogni della comunità
3. mettere in campo delle strategie di promozione e
prevenzione
4. rafforzare i sistemi informativi, raccogliere sempre più evidenze
scientifiche ed implementare la ricerca.
Gli obbiettivi di questo piano sono certamente ambizioni, ma l’ Organizzazione
Mondiale della Sanità ed i suoi stati membri si sono impegnati a raggiungerli”.
Volendo riassumere il documento dell’OMS, credo che basterebbero poche parole:
studio del fenomeno, democrazia delle scelte operative.
Credo che tutti i lettori conoscano, almeno sommariamente il conflitto che si
è aperto dal 2015 tra l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte e le associazioni dei familiari, gli enti gestori delle strutture della psichiatria residenziale, persino con i comuni di
Torino e della regione. Un conflitto aperto ove l’Assessorato alla Sanità ha prodotto numerose delibere regionali per “migliorare” la Dg. 30 del giugno 2015 e le numerose controparti continuano a
manifestare il dissenso ed a rivolgersi al Tribunale Amministrativo, al Consiglio di Stato e stanno lavorando ad interpellanze parlamentari. È normale che ci si rivolga ad un Terzo quando non si
trova ascolto.
Le tre principali DG. 30/2015, Dg.29/2016, Dg 41/2018 si caratterizzano per
alcuni aspetti: riduzione della spesa dell’ Assessorato e scarico di una ampia fetta sui familiari e Comuni, riduzione del personale specialistico (psichiatri, psicoterapeuti, educatori,
artisti..), un sistema di governance fortemente centralizzato e burocratizzato, scarsa interlocuzione con gli enti operanti, nessuna ricerca ed esame della efficacia dei servizi.
Un fenomeno regionale complesso per una popolazione di quasi cinque milioni di
abitanti: 50.000 pazienti presso i Dipartimenti di Salute Mentale, la maggior parte con cure ambulatoriali, ma per i pazienti in condizioni più gravi: 12.000 ricoveri nel 2017 nei repartini
ospedalieri della durata di 12 giorni; 8.000 ricoveri nel 2017 nelle case di cura della durata di 42 giorni: 2500 ricoveri nelle cosiddette strutture residenziali (comunità terapeutiche, comunità
alloggio, gruppi appartamento) e pazienti in numero sconosciuto “resistenti al trattamento” che urlano, si aggirano smarriti, dormono per strada o non escono dalle loro
abitazioni.
Ricerca per studiare il fenomeno zero, formazione per gli operatori zero,
interlocuzione con i gestori scarsissima, burocrazia molto elevata, risparmio della spesa per la psichiatria lodevole.
L’Assessorato alla Sanità ha evidentemente scelto un indirizzo di azione
fortemente antagonista a quello indicato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche un indirizzo antagonista a quello indicato dalla legge nazionale italiana sui LEA del marzo 2017 ove si
parla di “psicoterapia individuale, di gruppo, di famiglia” (il termine psicoterapia non compare mai nelle varie DG). Anche una linea antagonista agli accordi Stato Regione del 2000 che
prevedevano un impegno del 5% della spesa sanitaria per le problematiche psichiatriche, mentre la Regione Piemonte spende il 3,2 %.
Lunedì i relatori parleranno del Piano di Azione per la Salute mentale in
Piemonte, ma i relatori che parleranno sono quasi esclusivamente gli autori e promotori dell’orientamento dell’Assessorato. Dunque un convegno senza interlocutori del contradditorio. Si tratta
dunque di un curioso convegno, un po’ come se Erdogan organizzasse ad Istanbul un convegno sui principi della democrazia di Montesquieu.
Metello Corulli, presidente Il Porto onlus; presidente Fenascop
Piemonte
articolo apparso su LO SPIFFERO del 30-06-2018
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