In un Paese come l’Italia, caratterizzato da profonde disuguaglianze di salute sul territorio nazionale, è di fondamentale importanza sottoporre a valutazione e verifica il funzionamento dei 21 Sistemi Sanitari che il Federalismo ci ha regalato. Quest’attività viene lodevolmente svolta da diversi Enti, pubblici e privati, che a cadenza periodica richiamano l’attenzione di amministratori, professionisti e opinione pubblica sugli aspetti critici che emergono dal confronto interregionale. Non sono pochi i casi in cui, a seguito di valutazioni negative rispetto agli standard, nomine e poltrone hanno subito salutari scosse e inappellabili sollecitazioni a una migliore capacità di governo.
Nel variegato mondo dei Rapporti Sanitari e degli indicatori di performance la Griglia LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) – recentemente pubblicata dal Ministero della Salute [1]– è l’unica ad avere rilievo istituzionale e cogenza trasformativa. L’intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 sancisce infatti che dal suo punteggio dipenda la possibilità per le Regioni di accedere alla quota premiale di finanziamento, alcuni miliardi di euro, ossigeno puro per le asfittiche casse dei Servizi Sanitari Regionali.
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