Il teatro riesce più di altre attività a modificare
l’immaginario che si ha della persona disabile come non capace, eterno bambino, oggetto di cure e a far emergere l’immagine di una persona con un’intelligenza diversa, di una ricchezza primaria,
corporea, creativa, che fa emergere la sua “identità competente”, una competenza che potenzialmente è rimasta nascosta dai limiti e torna alla luce attraverso il processo mentale dell’atto
creativo.
Al di là dei limiti linguistici, motori, ciò che
arriva allo spettatore è il mondo interiore, profondo, intimo della persona disabile che, coniugandosi con quello degli altri partecipanti e degli operatori professionali permette di cogliere
l’universalità che c’è nella persona disabile/attore ma anche in me educatore/attore, in te spettatore e la sua diversità diventa ciò che ci unisce, la diversità che c’è nella vita, nella nostra
realtà, nell’universo stesso.
La persona disabile entra così a far parte di una
comunità che la scopre, la riconosce, la ammira, la tiene dentro favorendo un welfare di prossimità che è per lei Vita, una Vita nuova fuori dal Centro in teatro, riconosciuta da una comunità che
può “dimenticare” la sua disabilità, dove le emozioni che non hanno parole vengono rappresentate e trasformate nel modo di percepire il mondo, il suo ma anche il mio.
Ci chiediamo se il percorso fatto da molti operatori
in tutti questi anni con il teatro possa essere arrivato a qualcosa di nuovo che potremmo chiamare teatro educativo, in quanto si avvale della esperienza emotiva accumulata negli anni, patrimonio
invisibile, di incontri, scambi, ascolto profondo.
Oggi sempre più iniziative, convegni, tavole rotonde
sono dedicate al teatro, portano avanti una ricerca artistica e sociale ponendosi una serie di interrogativi: quali sono le esperienze che più possono favorire l’inclusione nella comunità? Come
modificare la percezione che la comunità ha delle persone disabili? Come far emergere le potenzialità insite in loro? Come sfruttare le loro intelligenze diverse? Come possiamo cancellare la
dicotomia tra il disabile e gli altri? L’IO e il TU, sperimentando insieme, possono diventare NOI? Quali possibilità evolutive per le persone e per il territorio? Il teatro può essere un elemento
di un welfare di prossimità?
Su questi e altri temi, frammenti liberati dalle
esperienze concrete, elementi di un sapere che si pone anche come etico e sociale, il seminario offrirà uno spazio di riflessione ed elaborazione.
Qui gli operatori, le persone disabili, rappresentanti
dei servizi e della società civile porteranno le loro esperienze e riflessioni.
Il seminario si rivolge pertanto agli operatori,
registi, tecnici teatrali, volontari, familiari, studenti che vedono nel teatro un campo ancora inesplorato di condivisione di esperienze, riflessioni, prospettive.
clicca qui per il programma e le iscrizioni
https://www.bottegadelpossibile.it/event/il-teatro-un-palcoscenico-di-diversita-io-tu-noi/
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