Trattare il tema della malattia mentale attraverso il documentario cinematografico non è impresa da poco, per la complessità che comporta e per la delicatezza delle storie coinvolte. Questo mio ultimo lavoro , finanziato dall’ASL cn1 e dal Comune di Ceva, si pone come un laboratorio multimediale ma soprattutto come uno strumento per comprendere e capire la malattia mentale al di là dei preconcetti e dei pregiudizi. A 40 anni dalla Legge 180 o Legge Basaglia che il 12 maggio 1978 decretava la fine e la chiusura dei manicomi o case di costrizione, cosi diceva Franco Basaglia: « Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »
I protagonisti sono gli utenti del servizio psichiatrico dell’Asl Cn1 ospiti del Centro diurno di Ceva : uomini e donne fra i quaranta e i sessant'anni, persone che quotidianamente devono lottare per evitare di essere sopraffatti da una realtà parallela che non permette loro di godere a pieno ciò che il mondo reale offre . L'obiettivo e' quello di avvicinare il pubblico alla tematica e permettere, a chi usufruisce del mezzo cinematografico per raccontare , di mettere in evidenza risorse creative, ma anche le qualità strettamente filmiche e poetiche. Il fine è quello di affrontare i temi del disagio psichico attraverso una galleria di punti di vista che possono essere utili non soltanto per riflettere, ma anche per eventuali approfondimenti sul tema, attraverso proiezioni pubbliche; il racconto di se stessi in forma biografica, i loro deliri, le stranezze, le composizioni poetiche , la voglia e il desiderio di esprimersi . Questo approccio ha l’intento di far acquisire nuove informazioni attraverso il racconto filmico delle proprie storie personali ; sensazioni utili ad interpretare una realtà e a fare uso del propri vissuti a fini diagnostici e conoscitivi.
L’unico set utilizzato è stato quello del Teatro Marenco di Ceva. Davanti allo specchio del camerino del teatro vedremo ogni utente del Centro in fase di vestizione e nell’intento di truccarsi in un personaggio che lui ha scelto. In questo tempo dedicato ai preparativi, dietro le quinte di un ipotetico spettacolo, ognuno racconterà i sogni, le aspettative, le paure. In un secondo momento, come fosse un giorno di prove, i personaggi salgono sul palco nell’intento di provare parti dello spettacolo. In realtà saranno nient’altro che libere espressioni : canto, recitazione, interpretazione, dove agli occhi dello spettatore i protagonisti appariranno attori di un vero spettacolo. Il finale vedrà gli attori-pazienti salire sul palco del teatro e posizionandosi uno accanto altro, dandosi la mano, faranno l’inchino rituale di fine spettacolo, rivolgendo lo sguardo in direzione della platea vuota e senza pubblico. Il vero e unico spettacolo è quello nascosto, dietro le quinte , quello della vita raccontata a se stessi riflessi in uno specchi
Remo Schellino (regista)
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