La storia delle terapie immaginative ha radici remote. Fin dall’antichità – in Egitto, in Grecia, nell’estremo Oriente, nell’America precolombiana – fu chiaro che fantasie, visioni e immagini dell’inconscio possiedono un potenziale curativo.
Secoli più tardi, la nascente psicologia strutturò una varietà di approcci all’immagine mentale e una conseguente diversità di tecniche: allucinosi ipnotiche, sogni a occhi aperti, immaginazioni libere, visualizzazioni guidate, meditazioni immaginative e altro ancora.
Inizialmente questi procedimenti immaginativi condivisero una stessa finalità: estendere il potere dell’io per contenere la potenza dell’inconscio.
Ma, agli inizi del XX secolo, metodi come l’immaginazione autogena di I.H. Schultz o l’immaginazione attiva di C.G. Jung introdussero un’innovazione radicale: l’atteggiamento verso l’inconscio non fu più unicamente di controllo e di contrasto, ma di rispetto e di collaborazione.
Il mondo immaginale divenne, allora, lo sfondo psichico da cui le immagini affiorano a configurare e a plasmare l’individualità. Attraverso la forza dei simboli s’imprimono sulla vita psichica e scandiscono ogni passaggio esistenziale e ogni involuzione patologica.
Collocata entro questa prospettiva, l‘immaginazione attiva di Jung costituisce il punto più avanzato nell’evoluzione delle terapie immaginative e l’approccio più rispettoso dell’attività immaginativa diretta dall’inconscio.
DOCENTE
Claudio Widmann, analista junghiano con funzioni di docenza, è associato al CIPA e alla IAAP.
E' docente presso varie Scuole di Specializzazione in Psicoterapia, dove tiene corsi e seminari soprattutto sulla funzione simbolica e sulla vita immaginativa.
Alla vita simbolica ha dedicato volumi come Il simbolismo dei colori o Gli arcani della vita: una lettura psicologica dei tarocchi. Alla vita immaginativa è dedicato in particolare il volume Le psicoterapie immaginative.
Attualmente ha in preparazione una rilettura della Divina commedia come descrizione simbolica del processo di individuazione.
Vive ed opera a Ravenna.
IL WORKSHOP
Il seminario si articola in due giornate ad impostazione combinata, espositiva ed esperienziale.
Alle generalità sull’immaginazione (ceni storici, antropologici, psicologici e simili) fa seguito una rassegna dei principali filoni di terapie immaginative, seguendo il file rouge del setting che è loro proprio.
Le forme di immaginazione guidata (visualizzazioni guidate, proiezione di simboli, sensibilizzazione e desensibilizzazione etc.) muovono da precise condizioni preliminari per realizzare uno stato di coscienza immaginativa. Contemplano una gamma di modalità operative, che tra di loro presentano similarità procedurali, ma anche diversità teoriche.
Un saggio esperienziale focalizza alcune delle procedure appartenenti a questa categoria di tecniche.
L’immaginazione dialogica (Reve éveillé dirigé di Desolle, katymes Bildereben di Leuner, Psychoimagination therapy di Shorr e altre) muove da un diverso stato di coscienza, per adottare una diversa relazione sia tra soggetto ed operatore, sia tra soggetto e immaginario. Accanto ad un repertorio di interventi condivisi, esistono tecniche specifiche dei diversi orientamenti.
Il saggio esperienziale illustra l’approccio specifico di questo filone immaginativo.
L’immaginazione autogena presenta una specificità concettuale che impronta modalità procedurali del tutto originali. La tecnica originaria di Schultz si sviluppa su un livello “inferiore” (o standard) ed uno “superiore” e si apre a forme meno diffuse quali l’abreazione autogena di Luthe o l’immagogica autogena di Thomas.
Il saggio esperienziale, limitato ad aspetti del livello standard, chiarisce la specificità di questo metodo.
L’immaginazione attiva è una modalità originale di C. G. Jung. Ha origine dall’esperienza privata dell’analista svizzero e presuppone un preciso approccio teorico e un atteggiamento mentale del tutto particolare. Operativamente, una “attivazione dell’immaginazione” (Kast) può essere propedeutica alla “immaginazione attiva” vera e propria.
Il saggio esperienziale intende illustrare la specificità di atteggiamento endopsichico coltivato da questa tecnica.
In conclusione, si intende evidenziare come i vari filoni si rivolgano ad ambiti applicativi diversi (clinici e non-clinici), assumendo modelli di riferimento distinti (pragmatici, psicodinamici, simbolici), ma soprattutto presuppongono -implicitamente o esplicitamente- concezioni dell’uomo e della psiche grandemente diversificate.
PROGRAMMA DI LAVORO
VENERDI' 27 SETTEMBRE
Generalità sull’immaginazione: definizione, cenNi storici, antropologici, psicologici; tipi di setting e loro significatività
L’immaginazione guidata: condizioni preliminari e coscienza immaginativa, varietà delle tecniche (visualizzazioni guidate, proiezione guidata di simboli, sensibilizzazione e desensibilizzazione), modalità operative, similarità procedurali e diversità teoriche;
SAGGIO ESPERIENZIALE
L’immaginazione dialogica: condizioni applicative, principali scuole (Reve éveillé dirigé di Desolle, katymes Bildereben di Leuner, psychoimagination therapy di Shorr), repertorio di interventi comuni e condivisi, tecniche originali e particolari
SAGGIO ESPERIENZIALE
SABATO 28 SETTEMBRE
L’immaginazione autogena: specificità concettuale, particolarità procedurali, livello “inferiore” e “superiore” di Schultz, neutralizzazione autogena e abreazione autogena di Luthe, immagogica autogena di Thomas
SAGGIO ESPERIENZIALE
L’immaginazione attiva: origine del metodo nell’esperienza di Jung, immaginazione attiva (Jung) e attivazione dell’immaginazione (Kast), affinità e differenze con le altre procedure immaginative, punti nodali dell’atteggiamento mentale
SAGGIO ESPERIENZIALE
CONCLUSIONI: modelli di riferimento: pragmatici, psicodinamici e simbolici; ambiti applicativi: clinici e non-clinici
Per maggiori informazioni e iscrizioni
https://www.istitutopsicologia.com/events/le-terapie-immaginative-workshop
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ilaria (venerdì, 13 settembre 2019 19:59)
vorrei iscrivermi al workshop sulle terapie immaginative, posso avere indicazioni del bonifico da fare? Grazie
Ilaria bagni