In Italia troppe diagnosi di depressione post-partum:
la nostra società non accetta una fisiologica fatica.
Con Silvana Quadrino, pedagogista e psicologa dell’età evolutiva, specializzata in terapie della famiglia, parliamo di un
momento difficile, perché gravidanza e parto non sono certo rose e fiori.
Già la gravidanza è un grande stravolgimento fisico ed emotivo. Poi, è d’importanza fondamentale per la salute psicologica di ogni madre poter affrontare il post parto in un contesto il più
accogliente possibile.
“La mamma non dovrebbe sentirsi sola davanti a un mondo di persone che la osservano e che apparentemente giudicano se è all’altezza” racconta la psicologa.
Anche in buona fede: spesso i genitori di una neomamma tendono a percepirla come più fragile e incapace di quanto sia in realtà. Questa dinamica genera insicurezza nella donna, ingigantendo di
rimando i sospetti di depressione da parte dei famigliari. Questa però, sostiene Quadrino, è l’espressione di una mentalità radicata nella nostra società, che tende a medicalizzare il
parto e le difficoltà ad esso correlate, e che vede come qualcosa da curare anche la normale e fisiologica fatica di affrontare l’arrivo di una nuova vita: “Rispetto agli altri paesi
europei, in Italia c’è un eccesso di diagnosi di depressione post-parto, presumibilmente dovuta a un’eccessiva preoccupazione per i segnali di momentaneo disadattamento della
donna”.
Invece il sospetto di un’autentica depressione post parto è giustificato quando una situazione di profondo disagio legato al bambino si prolunga nel tempo e quando la
madre rifiuta di riconoscere che c’è un problema.
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