SANITÀ IN ROSSO? MESSAGGIO AL PRESIDENTE CIRIO
E ALL’ASSESSORE ICARDI: «I DIRITTI DEI MALATI
NON AUTOSUFFICIENTI NON POSSONO ESSERE VIOLATI»
Senza indicazioni sulla tutela della continuità terapeutica, altissimo il rischio di aumentare la negazione delle cure e le dimissioni forzate dei malati non autosufficienti. Occorre invece agire, ma finora la regione non lo ha fatto, dove le risorse si possono recuperare (riorientamento della spesa sanitaria verso il domicilio, stop alle spese improprie per i ricoveri in case di cura private, alienazione dei patrimoni immobiliari, controllo sulla spesa in Rsa…)
Torino, 5 febbraio 2020. A seguito delle notizie di stampa che indicano un passivo della Sanità piemontese (ed in particolare torinese – Città della Salute, Asl Città di Torino, …) la Fondazione promozione sociale ricorda che ogni misura volta all’equilibrio di bilancio non può intaccare il diritto esigibile alle cure sanitarie e socio-sanitarie dei malati non autosufficienti, riconosciuto da numerose sentenze della Corte costituzionale come nucleo inviolabile delle prestazioni e della dignità del malato.
Attenzione, diritti negati! Il Presidente della Giunta regionale del Piemonte, Alberto Cirio, ha dichiarato che i Direttori generali che «non fanno quadrare i conti, vanno a casa». In assenza di indicazioni precise su dove tagliare gli sprechi e come recuperare risorse è quasi certo che questo si tradurrà in un aumento di dimissioni forzate di malati non autosufficienti da Ospedali e Case di cura, già in atto da tempo.
Un esempio di questi giorni: il Direttore generale dell’Ospedale “S. Croce e Carle” di Cuneo (dichiarato “virtuoso” dalla Regione) dopo aver dimesso forzatamente un anziano malato di Alzheimer (morto venti giorni dopo, talmente stava bene!) ha mandato il “conto” della degenza e un’ingiunzione di pagamento ai figli, fatto gravissimo ed illegittimo.
Non dimentichiamo che negli anni del Piano di rientro i malati cronici non autosufficienti abbandonati dalla Regione Piemonte e dalle Asl piemontesi sono stati 30mila – fenomeno sul quale nessuna Amministrazione è intervenuta in positivo. Ad essi si affiancano almeno altre 60mila persone – accuditori famigliari – prostrati dallo scaricamento delle cure, impoveriti perché soli ad affrontare la condizione di malattia dei loro cari e la violazione delle leggi di cui sono vittime.
Recuperare sprechi e riorientare la spesa sanitaria. Occorre che la Regione Piemonte si attivi tempestivamente per il recupero di ingenti risorse ottenibili con pochissime semplici iniziative. Per il dettaglio si rimanda a quanto esplicitato nel documento allegato al presente comunicato, sottolineando la necessità di promuovere le cure socio-sanitarie domiciliari (più convenienti per il Servizio sanitario e richieste in 2 casi su 3 dalle famiglie dei malati non autosufficienti); ridurre nella massima misura possibile i ricoveri impropri in casa di cura – costosi e molto spesso causa di patologie iatrogene – quando è possibile l’attivazione immediata dal domicilio o dall’ospedale di un percorso socio-sanitario domiciliare o residenziale; alienare gli ingenti beni della Città della Salute (elencati nel Decreto del Presidente della Giunta Regionale 12 settembre 2019, n. 52) e dell’Asl Città di Torino non destinati a strutture sanitarie.
Chiediamo al Presidente Alberto Cirio e all’Assessore alla Sanità, Luigi Icardi, di dimostrare che non è intenzione della Giunta regionale accanirsi sui piemontesi anziani malati non autosufficienti e di dare indicazioni alle Asl per la tutela dei diritti e della continuità delle cure dei malati non autosufficienti.
Diritto negato = conti peggiori. I tagli draconiani compiuti contro i malati non autosufficienti hanno peggiorato, non hanno migliorato, il bilancio della Sanità. Nella recente iniziativa della “Alleanza per la non autosufficienza” svoltasi in Consiglio regionale è stato confermato dai medici della Città della Salute che la carenza di risposte territoriali (prestazioni socio-sanitarie domiciliari con quota sanitaria, attivazione di degenze in Rsa in convenzione con l'Asl) è, di fatto, il solo e unico motivo di intasamento dei reparti e dei Pronti soccorso e di malagestione – anche finanziaria – della spesa per il funzionamento dell’interno sistema di presa in carico dei malati.
Infine, la Fondazione promozione sociale onlus ricorda che in occasione del “Piano di rientro” 2013-2018 della Regione Piemonte,
l’Ordine dei Medici di Torino attraverso la sua rivista ufficiale (cfr. Giorgio Cavallero e Rossella Zerbi, “La Sanità piemontese da dieci anni è in credito. L’amara storia del Piano di rientro”,
pubblicato sul n. 1/2017 di “Torino Medica”) e la Corte dei Conti di Piemonte e Valle d’Aosta nel suo Giudizio di parifica dell’anno 2017 avevano messo in evidenza che ben 4,3
miliardi di euro destinati alla Sanità piemontese erano stati distratti su altri capitoli di spesa. Sta accadendo lo stesso in questo momento?
Quei soldi distratti negli scorsi anni non sono mai stati restituiti alla Sanità, che quindi è legittimamente in credito di tali «finanziamenti provenienti da Roma per la
Sanità».
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