Ucciso a vent’anni di anoressia. Il maschile non è un errore. Lorenzo è morto per una malattia erroneamente considerata esclusivamente femminile. I dati dicono che i disturbi dell’alimentazione sono in prevalenza delle ragazze, ma anche i maschi sono colpiti e lo sono sempre di più.
«Non ci sono differenze tra uomini e donne, si tratta di anime ipersensibili, esigenti con sé stesse, che si fanno carico dei problemi degli altri. Non è cercare la magrezza per essere soubrette. Non si sentono compresi, anche chi è molto amato come lo era Lorenzo» hanno raccontato i genitori del ragazzo morto nel suo letto il 3 febbraio.
La malattia è arrivata negli anni del liceo. Alla domanda della neuropsichiatra sul perché non mangiasse il ragazzo piemontese ha risposto: «Perché so che così muoio». Per lui ricoveri in cliniche private, ma anche il sostegno dei professori e la possibilità di arrivare alla maturità fondamentale per lui che era un perfezionista. All’Università il tracollo e anche la fine delle possibilità di aiuto da parte dei genitori. Chi è maggiorenne firma per se stesso se vuole uscire da cliniche e ospedali.
I genitori di Lorenzo, in diverse interviste hanno parlato di una malattia senza differenze fra maschi e femmine. «Anime ipersensibili, esigenti con se stesse e che si fanno carico dei problemi degli altri. Non è solo cercare la magrezza per essere come le soubrette. Non si sentono compresi perché non sanno spiegare quello che hanno dentro».
Secondo le statistiche è un uomo ogni quattro donne a soffrire di disturbi dell’alimentazione sui tre milioni complessivi di casi in Italia. Per loro il disagio è maggiore che per le donne e ricevono diagnosi più tardive secondo gli specialisti dell’Associazione medici endocrinologi.
L’età in cui si presenta la malattia è la stessa per maschi e femmine: intorno ai 14-15 anni. Sono stati però anche segnalati casi a partire dai nove anni. «L’anoressia degli uomini ha manifestazioni in parte simili a quelle dell’ambito femminile ma spesso l’ossessione per la forma fisica può esprimersi attraverso una attività sportiva compulsiva, oltre ad un comportamento alimentare dannoso», ha spiegato Simonetta Marucci, endocrinologa esperta dei disturbi del comportamento alimentare.
«Si tratta di una vera e propria epidemia sociale: le persone che muoiono vittime di anoressia, bulimia e di altri disturbi di questo tipo sono più di 3 mila», ha detto a Vanity Fair Stefano Tavilla, presidente dell’associazione Mi Nutro di vita, impegnata da diversi anni nella lotta contro i disturbi alimentari e ideatrice della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, il 15 marzo.
La dottoressa Nicoletta Suppa, psicologa, psicoterapeuta e psicosessuologa dice che «familiari e amici devono evitare di farsi percepire come dei “nemici” altrimenti il rischio è che la persona sfugga alle cure. Piuttosto, è importante parlare e far leva su ciò che rende disfunzionale il comportamento, il fatto di sentirsi soli e sofferenti. Inoltre, è importante per i familiari non considerare il problema appannaggio esclusivo della persona che ne è colpita, ma interrogarsi sulle dinamiche che all’interno della famiglia possano aver contribuito a scatenarlo». Fondamentale è avere un atteggiamento non giudicante e chiedere aiuto ad esperti rivolgendosi a centri specializzati per i disturbi dell’alimentazione.
Pubblicità: stop ai modelli estetici che promuovono l’anoressia
Adua Del Vesco: «Io, che ho sofferto di anoressia»
Disturbi alimentari, 10 segnali da non trascurare
«Anche gli uomini soffrono di disturbi alimentari. Ecco come li ho superati»
Anoressia, una mamma denuncia una blogger. L’esperta: «Istigava al suicidio»
«Voglio sparire». Le foto che raccontano i disturbi alimentari
Scrivi commento