16-04-2020 - 11:26
Ho appena finito una lunga chiacchierata con una mia amica che abita vicino a Torino. Terrorizzata, mi ha elencato i dati del contagio, le sue paure, la sua visione sul futuro…decine di amici, in questi giorni mi dicono le stesse cose e anche io in certi momenti mi sento frastornata e un po’ impaurita. Noi, io, tutti siamo appesi al telegiornale, alla “curva” che deve scendere. Qualcuno, incattivito o esasperato dallo stare chiuso in casa, fotografa il vicino di casa che gioca a golf in piazza e lo indica, come se fosse un criminale, a mezzi di informazione che sembrano plaudire alla delazione. E’ di oggi un articolo del Sole 24 ore che spiega come certi comportamenti sono perseguiti dalla legge. E su certe notizie che appaiono sui social e certi commenti preferisco lasciar perdere. Non è su questo la mia riflessione.
Faccio quello che ho imparato a fare viaggiando: avere una visione più larga, togliermi dal mio particolare e guardare in grande. Ed è la riflessione che vorrei riuscire a fare in questo momento, senza sembrare, spero, insensibile al dolore dei tanti che sono rimasti senza l’affetto dei loro cari e che hanno subito il trauma del Covid-19.
A settembre ero in Perù, ad ottobre dopo un lungo girare tra Bolivia e Argentina ero in Cile. Proprio nel pieno della protesta del popolo cileno esasperato dai tagli sociali del governo di Pinera. Tablada è uno dei quartieri poveri di Lima. Sono stata anche lì. Il covid 19 si sta diffondendo nei paesi più poveri del pianeta. Nelle favelas dell’America Latina, nei barrios del Venezuela, negli slums dell’Africa, di Bangkok, Delhi, Lagos, nelle township del Sudafrica.
Grovigli di baracche, promiscuità, abitanti stretti gomito a gomito nelle stanze buie, immondizia, violenza, sporcizia, mancanza di acqua, bambini scalzi nelle strade polverose , lasciati soli da genitori che vanno in città a cercare qualcosa da mangiare…queste sono le baraccopoli dei paesi impoveriti. Finora il virus sembrava il virus dei ricchi ma ora il contagio si sta diffondendo dappertutto , anche lì.
Il Covid-19 non è purtroppo solo il virus dei ricchi. I casi sono in aumento in tutti i continenti. Il virus anche da noi colpisce in modo diverso chi ha una pensione, un lavoro retribuito, un pezzo di giardino o di orto rispetto a chi vive in un monolocale in una periferia di una grande città, è senza reddito e si trova senza lavoro. O peggio chi è malato, portatore di handicap, anziano in casa di riposo. Il sud del mondo osserva incredulo e sconvolto cosa sta provocando la pandemia nei Paesi ricchi, molti poveri, quelli che abitano nelle baraccopoli del mondo, non hanno neanche i mezzi per ricevere le informazioni. I ricercatori dell’Università di Princeton degli USA, calcolano che il virus potrebbe contagiare fino a 400 milioni di indiani. Avete idea di cosa significa? L’India e il Brasile sono grandi come continenti. I poveri del mondo sono già colpiti da malattie tremende che indeboliscono il loro sistema immunitario: HIV, malaria, malnutrizione . I governi sono spesso retti da incapaci, dittatori, signori della guerra….I poveri scappano dalle città cercando di tornare ai villaggi e sono sottoposti a punizioni brutali, spesso ammazzati ( articolo di Arundhati Roy, Financial Time). Ricordo cosa mi raccontava anni fa l’amico Dott. Pino Meo sulla medicina nei Paesi poveri, leggo le news dalle ong: Emergency, Medici senza Frontiere, Comitato di Collaborazione medica.
In Malawi i letti in terapia intensiva sono 25, in Tanzania, Uganda, Sud Sudan, Somalia, Nepal …e in molti altri paesi i medici sono uno ogni migliaia di abitanti, in Mali e in Mozambico i respiratori sono 1 ogni milione di abitanti. Mancava di tutto già prima, pensate oggi, anche loro senza sapone, disinfettanti, guanti e mascherine. Ricordo Padre Zanotelli che mi fece ragionare sulla prostituzione delle donne di Korogocho che venivano contagiate dall’ HIV: “se non muoiono di HIV moriranno di fame, mi disse, non hanno scelta”. Nel sud del mondo dove la gente vive di espedienti, di economia informale ugualmente moriranno di fame se non di Covid-19. Papa Francesco, purtroppo inascoltato dai più, anche da gran parte del suo popolo di fedeli ha chiesto l’azzeramento del debito. Un appello accorato. Io sono di cultura laica ma sento vicino questo Papa, che ha visto le piaghe del mondo, che è stato coi poveri e guarda a questa pandemia del sud del mondo da noi così dimenticata dall’informazione dei media, con uno sguardo di compassione e forse anche con senso di impotenza. Banca mondiale e Fondo monetario internazionale non ascolteranno il suo appello. E mentre noi europei sperimentiamo il vuoto di solidarietà tra noi ricchi e siamo ben lontani da pensare ai poveri, la Cina in Perù vuole mandare uno dei suoi ospedali prefabbricati e offre aiuti a ben 83 Paesi. Si prefigura un nuovo ordine mondiale? Al Centro di Andinismo di Marcarà lo scorso settembre mangiavo cena di fianco alle maestranze, agli ingegneri e tecnici cinesi che lavorano nelle immense miniere del Perù. Tornata in Italia ho cercato di informare i cuneesi con un articolo su La Guida dello scempio dell’Amazzonia, nella zona di Madre de Dios in Perù. Il primo trimestre di quest’anno il sistema satellitare Deter registra il disboscamento di 769 KMQ di foresta nell’Amazzonia brasiliana, 6 volte la superficie del Comune di Torino; che ne è degli indigeni abitanti della foresta, dei minatori clandestini e il covid-19? Problemi che non interessano il governo di Bolsonaro. Morti di cui non si saprà niente. Problemi che sembrano lontani ma non lo sono affatto se è vero che il virus è passato da un animale all’altro e poi nell’uomo proprio perché gli spazi delle specie selvatiche si stanno riducendo.
Ancora più spaventati? No, la generazione di mio nonno dovette subire due guerre mondiali, mio padre il fascismo, mio zio la deportazione nei campi di sterminio: la storia ci rende consapevoli che ogni generazione ha dovuto affrontare i suoi mali. La cosa peggiore da fare sarebbe gettare la spugna, smettere di informarsi, smettere di cercare, di capire e agire conseguentemente per creare una nuova consapevolezza e farlo adesso subito. I “buoni segnali” non mancano a partire da Greta Tunberg, dai tanti giovani e meno giovani oggi impegnati nell’alleviare le sofferenze di chi non ce la fa, dal Papa e Gino Strada che chiedono a gran voce di non destinare le risorse agli armamenti ma all’economia sostenibile, pulita, ( pare sia stata ripresa la produzione degli F35) . Mi dico che molto posso fare qui per i senzatetto, per gli immigrati, per la solitudine della mia amica perché solo se guardo oltre il mio naso non perdo la Speranza di continuare ad essere Umano. Disse qualcuno (ma non ricordo chi) : se salverò almeno una delle tante stelle marine finite sulla spiaggia, raccogliendola e ributtandola nel mare perché viva, avrò fatto il mio dovere . L’appello del “Nessuno si salva da solo” dovrebbe diventare per ognuno di noi un impegno reale. E dovremmo apprezzare, difendere e migliorare con maggiore impegno quello che abbiamo avuto col sacrificio dei nostri padri: una sanità pubblica, un sistema di protezione sociale, una scuola per tutti e la libertà di pensiero. Il 25 aprile prossimo vorrei fosse non una celebrazione ma un impegno concreto per rinnovare il Patto fra cittadini per la nostra Italia e il nostro futuro.
Sicuramente so che questa è la mia strada.
Cuneo
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Cristiana (venerdì, 17 aprile 2020 14:28)
Analisi condivisa, attuazione di cambiamento ardua, ma senz'altro da sperare
Mafalda (venerdì, 17 aprile 2020 14:51)
Visuale molto ampia e pertinente.
Ci aspetta un grande impegno individuale per salvare tutto ciò che di grande abbiamo ereditato dal sacrificio e dall'impegno di chi
ci ha preceduti.
Walter (sabato, 18 aprile 2020 09:29)
Sempre,puntuale e realista,condivido questo appello.Dabbiamo avere fiducia,ma avanzano gli Ignoranti è populisti,in un paese di ex geni,artisti,viaggiatori,ecc.e solidali,spero di sbagliarmi ma non credo ne usciremo meglio.