RIFLESSIONI DI ALCUNE (LIBERE) CITTADINE (inoltrato da Laura Conforti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DA laura.conforti73@gmail.com

lu 20/04/20 15:37

A menteinpace@libero.it

 

 

Siamo un gruppo di donne, molte di noi sono mamme: la maggior parte di noi ha due o più figli, quei figli che garantiranno il futuro del nostro paese. Tra di noi ci sono insegnanti, impiegate infermiere, fisioterapiste, operaie, pensionate. Qualcuna ha un lavoro dipendente, altre sono libere professioniste che in questo momento non percepiscono reddito; tra di noi c’è chi è stata licenziata non appena è iniziata l’emergenza e chi è in cassa integrazione.


Siamo ben consapevoli di essere donne fortunate: i soldi della cassa integrazione, il sussidio di disoccupazione o i pochi risparmi accantonati con fatica e parsimonia nel corso degli anni ci permettono di pagare la spesa, l’affitto, il mutuo; molte di noi hanno a fianco un marito che lavora da casa, il quale offre sostegno e comprensione in questa situazione difficile, e ciurme di pargoli allegri o lunatici che fanno scuola da casa e poi si cimentano in infinite partite a monopoli.

Non vogliamo tuttavia permettere alla fortuna che sappiamo di avere di farci chiudere in noi stesse e di privarci della spinta a guardare oltre. Vogliamo guardare oltre non da esperte, ma da persone che si informano, leggono, studiano, cercano di capire e si confrontano, cercando di allenare, sempre, quel pensiero critico che fa parte degli spiriti liberi.

In questi giorni abbiamo sentito forte il bisogno di mettere su carta qualche nostra personale considerazione, nella convinzione che la democrazia di cui facciamo parte debba continuare a garantire diritti e spazi per esprimersi in piena libertà senza rischiare di essere messi al rogo.

Da Italiane, sentiamo il bisogno di partire da un primo punto: ci è stato imposto fin dai primi giorni di fare degli sforzi, di vedere i nostri sacrifici nell’ottica del bene comune, di non essere egoisti. Sarebbe stato bello che la classe politica dirigente cominciasse per prima, dando l’esempio, proprio come ci chiedono di farlo con i figli, magari rinunciando agli stipendi di questo tempo in quarantena o riprendendo in mano le pensioni d’oro, come gesto puramente simbolico ma assai significativo per questo sacrificio collettivo cui siamo tutti chiamati. Molti capitani di azienda lo stanno facendo, in Italia e nel mondo. Invece nulla di tutto ciò è stato nemmeno proposto: noi Italiani applaudiamo i nostri politici ringraziando per ciò che fanno ma forse ci dimentichiamo, soprattutto in questi giorni confusi, in cui i sensi si annebbiano, che il bene collettivo non include la classe politica e che i sacrifici vengono sempre chiesti in primo luogo ai cittadini

Questo #andràtuttobene, lo diciamo schiettamente, inizia a farci sentire l’orticaria: diciamolo pure ai nostri figli per tranquillizzarli, ma vi prego, tra adulti, non prendiamoci in giro.

Eppure tutte noi siamo persone ottimiste e fiduciose! Lo siamo anche oggi, fiduciose, ma non certo per il tipo di società che stiamo creando. Siamo fiduciose nella Vita, nella Madre Terra che, ospitandoci, sta pagando un duro prezzo; siamo fiduciose nell’Uomo perché vediamo esempi di intelligente bontà e solidarietà. Siamo fiduciose perché vediamo giovani che si armano di cultura e desiderio di cambiare quegli stili di vita che ormai, lo abbiamo toccato dolorosamente con mano, non sono più sostenibili per nessuno. Siamo fiduciose perché sentiamo ancora voci lucide in grado di analizzare la situazione con uno sguardo profondo. Come quella di Nicolò Govoni, scrittore e fondatore di “I still rise”, che ci ricorda di usare la parola “dramma” per situazioni come la Siria, dove la guerra da anni (anni!) uccide senza riserve. Dove non si conosce neanche il numero dei morti reali.
Vedete, anche le statistiche dei morti non sono immuni dalle disuguaglianze: rispetto al Covid sappiamo con certezza il numero dei morti sull’intero pianeta, aggiornato con precisione svizzera, ma nessuno conosce il numero spaventoso di morti per fame, per carestie, per le tante, troppe guerre, che devastano interi paesi.

Ci piacerebbe aggiornare l’hashtag #andràtuttobene con #nontrattatecicomeungreggedipecore: siamo molto consapevoli di come la comunicazione di massa sia manipolata.
Accade, oggi più che mai, quello che molti sociologi, già a inizio del secolo scorso, avevano teorizzato: la comunicazione di massa ci dice cosa dobbiamo pensare e quali idee dobbiamo formarci. Lo fa attraverso una scelta minuziosa di quali notizie dare e quali nascondere, lo fa pubblicando titoli sensazionalistici. Cercare voci meno allineate al flusso di informazioni dominante, farsi un’opinione libera, avere strumenti per analizzare e comprendere la realtà è davvero uno sforzo immane che richiede mezzi, tempo e strumenti intellettuali notevoli. Ed è un atto che richiede di saper andare oltre le notizie ad alto impatto che, non dimentichiamolo, hanno uno scopo ben preciso: le informazioni che generano paura e ansia costante ci tengono costantemente in allarme. L’allarme continuo ci fa ragionare con il cervello rettiliano, quello dell’istinto di sopravvivenza, facendoci perdere la capacità di usare le nostre facoltà cognitive superiori.
Inoltre un popolo che ha paura è anche un popolo che accetta tutto, che si comporta da suddito e non da cittadino, che si chiude e cerca di proteggersi: è vero che all’inizio sono state messe in campo azioni di solidarietà e iniziative, spesso anche plateali. Ma se queste azioni non si trasformano in fenomeni sistemici, in visioni politiche e in progetti concreti di cambiamento, rimangono solo uno spettacolo interessante.
C’è un altro aspetto che vorremmo sottolineare. La scienza ci dice che la paura e l’ansia abbassano le difese immunitarie rendendoci non solo mentalmente ma anche fisicamente deboli.

 

Questa “cura” chiamata quarantena sta producendo effetti collaterali e morti il cui conto arriverà solo tra qualche mese: problemi di dipendenza da alcol o droghe, aumento nel consumo di ansiolitici e farmaci per il sistema nervoso, suicidi, incremento della violenza sulle donne chiuse tra le mura domestiche, depressioni in tutte le fasce della popolazione, anche nei giovani, problemi di alimentazione e crisi di sviluppo nei bambini e negli adolescenti…e il conto potrebbe continuare. Ma vogliamo riflettere su cosa davvero significa investire sulla salute pubblica? L'OMS definisce la salute come "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e non semplice assenza di malattia". Possiamo e dobbiamo attuare strategie per contenere una pandemia, ci mancherebbe, ma dobbiamo saperlo fare con intelligenza e con quella saggezza visionaria che dovrebbe essere propria dei governanti. In primo luogo investendo sempre (e non solo in periodi di emergenza) e costantemente della Sanità e nella ricerca scientifica indipendente e organizzando gli ambiti della Cura in maniera diffusa e capillare sul territorio.

Gli ospedali per molti giorni sono stati al collasso. Abbiamo imparato qualcosa da questa esperienza? Ci siamo resi conto che è indispensabile rivedere la politica dei tagli fatti negli ultimi anni alla sanità.? È cosi folle pensare di destinare alla Sanità quei 70 milioni di euro che ogni giorno escono dal governo per le spese militari? È così assurdo direzionare le risorse verso lo studio di farmaci efficaci invece che sperperare risorse per cercare vaccini inutili, quando sono molti gli esperti che stanno cercando di dire che su un virus mutante è difficile credere che possa funzionare? O evitare di far passare l’idea che le uniche soluzioni per contenere l’emergenza siano stare barricati in casa o uscire nel raggio di 200m a portare il cane indossando una mascherina? Possiamo insegnare alla gente che siamo noi i primi responsabili della prevenzione e lo siamo perché il nostro stile di vita quotidiano è in grado di rinforzare e sostenere il sistema immunitario, l’arma davvero più potente contro un virus cattivo?
E allora non spingiamo le persone a denunciare chi esce a passeggiare e non alimentiamo la paura. Piuttosto, insegniamo alle persone, sin da piccole, a fare movimento all’aria aperta (ora a distanza di sicurezza ovviamente), a nutrirsi in modo sano, a coltivare relazioni che riempiono la vita, a crearsi anticorpi per la mente (e anche per il corpo) attraverso l’arte e attraverso ogni esperienza portatrice di Bellezza, a impegnarsi in azioni di solidarietà e impegno civico, a scegliere con consapevolezza cosa ci fa bene e cosa ci danneggia.
Diciamolo, alle persone, cosa davvero ci protegge.
Questo significa, secondo noi, agire per la Salute Pubblica, in ottica non gretta e circoscritta, ma ampia, lungimirante e davvero sistemica.

Crediamo che sia giunto il tempo per costruire piano piano una nuova “normalità straordinaria” in cui il lavoro riparte, le aziende riaprono, le relazioni sociali di vicinanza tornano ad essere possibili; il tempo in cui possiamo uscire e nutrire il nostro corpo della primavera che esplode e ci fortifica, magari anche tornando a correre nei parchi o a camminare in montagna senza sentirci degli untori o senza rischiare di essere denunciati.
Crediamo sia dovere di chi ci governa pensare ogni strategia possibile far tornare i nostri figli a scuola a settembre, garantendo loro il diritto agli stimoli per crescere e per evolvere come esseri umani e cittadini.
Crediamo sia ora di capire che dobbiamo pensare al futuro in un'ottica di ben-essere completo (fisico, psichico, sociale, culturale), affermando il nostro diritto a alla cura e alla salute pubblica a 360 gradi, non solo durante due mesi di emergenza ma ogni giorno dell’anno.

Crediamo sia importante, sempre e più che mai in questo tempo, mettere in discussione ciò che ci arriva come informazione o come imposizione: porci delle domande, lasciare che il dubbio sia lecito e sia fecondo, usare la nostra testa per approfondire e poter liberamente dialogare, sostenendo così la nostra democrazia e la nostra tanto sudata Costituzione che ci definisce prima di tutto liberi.

Questo, oggi, è il nostro modo di festeggiare l’arrivo della Festa della Liberazione, che per noi cuneesi, eredi di quegli Eroi che diedero vita alla Resistenza, è così tanto piena di valore e significato.

Laura Conforti, Barbara Giroldo, Chiara Daniele, Marina Mascia, Enrica Serra, Mara Piacenza, Chiara Giribaldi, Daniela Vallauri, Graziella Giroldo, Brigida Conforto, Federica Bellino, Daniela Braga, Isabella Bodino, Giovanna Formento, Piera De Allegri, Laura Verde, Manuela Boschero, Leoreta Ndoci, Grazia Calligari, Ivana Martini, Maria Olivero, Cristiana Rulfi, Maria Rosa Licata, Antonella Spano, Beatrice Sarà, Nasiha Sejdic, Cinzia Bruno, Marisa Fantino, Elvira Cherasco, Sarah Numico, Gabriella Deambrogio, Fabrizia Mantovani, Antonella Massimino, Chiara Andreis, Alessandra Turri, Ivana Roggero, Giuseppina Scalici, Fiorenza Gatti, Nicolina Bozzo, Chiara Ghisolfi, Nadia Fusetti, Erika Riberi, Carmen Agricola, Maria Giroldo, Lucia Martini, Nea Martini, Tina Moschella, Silvia Dotta, Elena Cometti, Sandra Armando, Daniela Garro, Elena Parola, Elena Carletto, Carla Dutto, Adriana Bertaina, Marinella Tonello, Emanuela Barbero, Cinzia Bruno, Susanna Picatto, Stefania Dell’Agnese, Alice Mattalia, Marina Berro, Alice Comino, Chiara Benedetti, Gabriella Alberti, Roberta Boero, Alice Tenan, Paola Salvetti, Elisa Viano Botte, tiziana Giraudi, Eva Murtas, Marta Canuto, Laura Pellegrino, Milena Protto, Anna Dutto, Sabrina Rosso, Irene Ghibaudo, Iside Lamberti, Cora Luchino, Lara Ganarin, Luisa Aronica, Martina Tallone, Elisa Fissore, Daniela Marchisio, Romana Olivero.

 

 

 

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