Caro Futuro,
è da un po’ di tempo che non ci vediamo o sentiamo… Tu sai che io mi trovo in carcere da qualche anno e, sinceramente, non ho fatto caso alla tua assenza. Ora ti scrivo per raccontarti una cosa strana e interessante.
Da quando sono in carcere ho come la sensazione di vivere su un ponte fra te e un tuo caro parente, il Passato. La cosa più straordinaria è che sia tu che il Passato siete congelati. A destra del ponte ci sei tu e a sinistra il Passato. Ogni tanto faccio una visita al tuo caro parente: posso fare ciò che voglio quando gli faccio visita, tranne cambiarlo. Sono sincero: il tuo parente mi emoziona più di te. Visitandolo rivivo tantissime emozioni, dalle più belle alle più brutte. Di alcuni episodi mi sento orgoglioso, fiero, di altri un po’ meno, di altri ancora mi vergogno.
Cerco nel passato i miei errori e ne sono amareggiato,
dispiaciuto, frustrato, pentito. Il mio obiettivo è trovare ciò che non ha funzionato e che mi ha portato qui.
Poi, però, mi faccio una domanda: chi può dire con certezza che cosa è buono, bello e giusto?
Nessuno…
Riflettendo su questa domanda ho capito che non ho sbagliato tutto nella mia vita, come credevo, che ho fatto anche qualcosa di buono. Non posso, in ogni caso, restare legato al passato. Guardo al presente e riesco a capire che il carcere è stata un’esperienza che mi ha fatto imparare delle cose che nessun’altra scuola avrebbe potuto insegnarmi.
Qui ho toccato con mano il vero dolore, ho capito l’ipocrisia di molti, ho capito l’amicizia. Qui ho imparato ad apprezzare fino in fondo le cose piccole, che sono fondamentali per raggiungere la felicità. Qui ho vissuto dei momenti bellissimi e felici.
Tanto è vero, caro Futuro, che mi sono quasi dimenticato di te. Puoi anche offenderti…
Tu non mi incuriosisci più di tanto, adesso sono molto più interessato a un altro tuo parente, il Presente. Lo vivo ogni giorno con la massima intensità, senza dovermi preoccupare di conti in banca, assicurazioni e tanti altri stress quotidiani.
Caro Futuro, so che quando ci incontreremo tu sarai molto crudele con me. E, inevitabilmente, prima o poi ci dovremo incontrare… Sappi, però, che tu non mi fai più paura. In carcere ho imparato che per vivere bene ed essere felici basta poco, pochissimo. Il cambiamento del mio modo di vedere le cose, di pensare alla vita, costruito giorno per giorno, è la forza che mi permette di non avere più paura di te.
Marius Bacar
Tratto da Fabrizio Pellegrino, La coscienza dell'ombra, L’espiazione della pena come cammino di liberazione, Nerosubianco Edizioni
PER VISUALIZZARE LA PAGINA DEL LIBRO
DAL SITO DI NEROSUBIANCO EDIZIONI
Scrivi commento