Ho bisogno di un aiuto e di un consiglio.
Oggi sono andata a trovare una mia amica, giovane (59) e autosufficiente nonostante una disabilità, che vive in un appartamentino presso una “casa-albergo” (casa di riposo).
Sono mesi e mesi, dalla metà di febbraio precisamente, che la
struttura, per gli ospiti è chiusa. Da non molto si possono andare a trovare gli ospiti, previo appuntamento.
Oggi dunque, ho comprato una piantina fiorita, e sono andata a trovarla dopo aver concordato con la struttura la
visita.
L’educatrice mi ha accompagnato in un appartamentino a piano terra adibito a questi incontri. Mi ha fatto compilare un foglio e..., un po’ scostata, è stata presente a tutto l’incontro.
L’aiuto che chiedo è riferito a quella che a me è parsa una grave violazione dei diritti delle persone, e a ció che si puó fare per denunciarla e svolgere una azione di advocacy vera e propria.
Nessuno degli ospiti puó uscire, nessuno puó incontrare un parente o un amico, senza un testimone vicino. Carcere duro per persone molto fragili e non solo nel corpo. Mi chiedo quali danni psicologici possa provocare un così lungo isolamento. Mi chiedo se si possa fare qualcosa per superare questa assurda condizione di cattività.
La chiusura totale era giustificata in
periodo di restrizione per tutti, ma ora?
Gli operatori, come tutti noi, dopo le ore di lavoro si muovono liberamente e l’indomani rientrano tranquillamente al lavoro portando dentro potenzialmente di tutto.
A me, in visita oggi, nessuno ha chiesto se avessi sintomi particolari nè misurato la febbre, mi è stato solo fatto firmare un foglio con i miei dati: dunque? Che razza di prevenzione acefala
è?
Aiutiamo se possibile questi reclusi fragili. Non si puó guardare il mondo dalla finestra.
Ps: aggiungo questa postilla con un giorno di distanza dal post. Desidero precisare che non sono una di quelle persone che dice che il virus è un’influenza. Ho
rispettato scrupolosamente le indicazioni governative e sono io stessa per patologia, cittadina a rischio.
Denunciando quanto visto ieri, voglio solo sottolineare che c’è modo e modo per far rispettare le direttive. Tra un vetro e la presenza di un operatore ai colloqui, si deve scegliere il vetro. Tra non uscire quando tutti escono, si deve discernere le varie urgenze e necessità. Poi si deve per forza mantenere un rigore, ma non un rigore per il rigore, ma sensato, motivato, scientifico e rispettoso.
Mila Brollo
Gemona del Friuli (UD)
Referente del Movimento LE PAROLE RITROVATE
per il Friuli Venezia Giulia
Dal profilo facebook, post del 17 luglio, ore 16:25·
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