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4/10/2020 09:52
Ci accorgiamo subito quando qualcuno è distratto: sia online che dal vivo. La distrazione è una delle poche cose sulle quali è quasi impossibile fingere. Cambia lo sguardo, cambia, in maniera impercettibile, la presenza dell’altro davanti a noi e il nostro rilevatore di attenzione segnala subito se siamo finiti fuori strada, se abbiamo dimenticato chi ci stava di fronte persi dietro ai nostri pensieri o dietro alla tecnologia.
Le sessioni online, paradossalmente, lo rivelano ancora di più permettendo una visione del viso in primo piano. Ma come mai siamo così sensibili rispetto al ricevere (e al dare) attenzione? Perché l’attenzione è il primo segnale di coinvolgimento relazionale. Il primo segnale che ci permette di comprendere che siamo “ingaggiati” in qualcosa o in qualcuno.
Credo di aver assistito a molti conflitti nati da una mancanza di attenzione reciproca. Genitori distratti che si ritrovavo soverchiati dal caos dei loro figli, partner delusi che manifestano il loro scarso coinvolgimento affettivo attraverso la distrazione e la disattenzione. Anniversari dimenticati, chiamate non fatte, appuntamenti a cui arriviamo in ritardo sono tutti segnali a cui è difficile dare un significato univoco eppure ci colpiscono.
Di che cosa ha bisogno l’attenzione? Di qualche ingrediente essenziale (messo insieme dalla colla della curiosità): osservazione, percezione, capacità di entrare in relazione (in una relazione intima), capacità di stare da soli. Il frutto di tutto questo? Un rinnovato senso di presenza, creatività e motivazione!
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