DA info@nicolettacinotti.net
1/11/2020 11:38
C'è una storia che descrive bene la differenza tra curare e combattere. Un giorno il Buddha decide di mandare un gruppo di praticanti a meditare nel bosco ma i demoni degli alberi di quel bosco non erano contenti di ospitare questo gruppo di meditanti, così iniziarono a disturbarli e perseguitarli con ogni sorta di dispetti. Allora tornarono dal Buddha chiedendo di poter andare a meditare in un altro bosco ma il Buddha rispose loro che non era proprio il caso di fuggire da questa difficoltà. E nemmeno di combatterla. Avrebbe dato loro un antidoto - La pratica di Gentilezza amorevole o Metta - ma avrebbero dovuto tornare a meditare in quel bosco, anche se questo voleva dire incontrare la loro rabbia e la loro paura. E così fecero fino a che la pratica di Metta addomesticò gli spiriti demoniaci degli alberi e divennero amici dei meditanti.
Ovviamente questa è una metafora del fatto che meditando incontriamo, prima o poi, i nostri demoni. Possono essere demoni miti o demoni crudeli ma se siamo solidi possiamo affrontarli. Se stiamo male però i nostri demoni potrebbero vincere perché siamo già sopraffatti dalla loro presenza: non è quello il momento di fare mindfulness. In quel momento dobbiamo fare psicoterapia e usare i modi leciti e compassionevoli che conosciamo per placare la nostra rabbia e la nostra paura.
Chi stabilisce il confine? Visto che è un confine interiore è necessario stabilirlo per prima noi e,
successivamente, avere il parere dell'insegnante di mindfulness.
Te ne parlo meglio nell'articolo di fondo della settimana, "La confusione tra curare e combattere"
Nicoletta Cinotti
Psicologa e psicoterapeuta
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