di Fabrizio Starace
16 DIC - Le disuguaglianze inter-regionali del sistema di cura per la Salute Mentale sono state già documentate dalla Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica. Con questa nuova
aggiornata analisi dei dati del Sistema Informativo Salute Mentale si offre un quadro sinottico dei principali indicatori di struttura e attività dei DSM nei 21 sistemi sanitari italiani. Per
ciascuna Regione viene riportato il “posizionamento” agli indicatori SIEP in termini di variazione percentuale tra il valore di riferimento nazionale e il valore che l’indicatore assume nella
specifica Regione (scarica qui il rapporto completo).
Questa modalità consente di evidenziare più rapidamente le criticità regionali e costituisce a nostro avviso uno strumento prezioso a disposizione della programmazione. All’indomani della
pubblicazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza che destina alla Salute
solo 9 dei 196 mld. che arriveranno dall’Europa, senza alcun investimento specifico nell’area Salute Mentale, crediamo che questi dati debbano far riflettere. Innanzitutto sul piano tecnico e
dell’accuratezza.
Come interpretare l’improvviso calo dei posti letto ospedalieri in Campania (che passano da più di 10 / 100.000 ab. maggiorenni, degli anni precedenti, a 3,6 nel
2018)? O la dotazione di personale in Lazio (che nel 2018 risulta pari a 16,8 / 100.000 ab. maggiorenni, mentre negli anni precedenti aveva registrato un 80,8 / 100.000)? E, nel caso degli utenti
presenti in strutture residenziali psichiatriche, come valutare il fatto che più della metà delle Regioni non valorizza alcuna presenza in strutture residenziali intensive o estensive, mentre
vengono riportate presenze residenziali presso CSM che appaiono verosimilmente errate? Le informazioni pubblicate dal Ministero vengono inviate dopo verifica dalle amministrazioni
regionali. Come spiegare allora gli errori di codifica o i clamorosi outliers?
In tutti i casi, la disponibilità di queste informazioni ha enormi potenzialità. Oltre ad obbligare i sistemi regionali ad uscire dall’autoreferenzialità,
interrogandosi sulla validità dei dati utilizzati (auspicabilmente) a sostegno delle scelte di politica sanitaria, esse smantellano il comodo alibi dell’insipienza che “giustifica” l’inazione;
infine, interrogano le politiche sanitarie regionali e nazionali sugli atti adottati o programmati per il ripristino di equità, efficacia ed efficienza.
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Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=90947&fr=n
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