Lo scetticismo di Mario mi sembra precostituito, quasi ideologico, somiglia a quello di certi fricchettoni che vivono nei boschi del lago, rifiutano tutto del nostro tempo, a parte le droghe sintetiche.
“Scusa Mario se mi permetto, ma allora perché stai qui? Qui ti curano con quello che dicono loro.”
Annuisce, sembra dire che la domanda è più che pertinente.
“Dal tuo punto di vista non fa una piega, sto qui perché ho bisogno di aiuto, come te, e perché anche se non ci credo più non ho altra scelta che affidarmi alla medicina. Io voglio solo metterti in guardia, potrei anche farmi gli affari miei, ma mi sembri un bravo ragazzo. Ti faccio un esempio, nelle mie classi da un giorno all’altro arrivarono le calcolatrici a posto degli abachi, anche io le facevo usare, ci mancherebbe, ma dicevo ai miei alunni di non smettere di fare i calcoli a mente, di non affidarsi solo a quelle macchinette. A te dico più o meno la stessa cosa: fidati pure dei farmaci, dei medici, ma non smettere di lavorare su te stesso, di fare di tutto per conoscerti meglio.”
Brano tratto dal romanzo TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Daniele Mencarelli, (edito da Mondadori, 2020) e vincitore della settima edizione del Premio Strega Giovani 2020 (pagg. 72-73).
Nel romanzo di Daniele Mencarelli si descrivono i sette giorni di trattamento sanitario obbligatorio che il protagonista affronta a vent'anni nel 1994. È estate, il ragazzo vorrebbe guardare le partite dei Mondiali con gli amici e invece si trova intrappolato a causa di un momento di follia, in cui si è drogato, ha distrutto la casa e aggredito il padre.
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