Quando un genitore ci chiede come fare uno screenshot, come accedere a Gmail, come allegare un file, come commentare una foto, ci viene spesso da ridere. Li osserviamo sbagliare, chiederlo ancora, ancora sbagliare, e allora magari salta la pazienza. Gli diciamo che sono stupidi, gli chiediamo di lasciare perdere, che non abbiamo tempo.
Ecco, in quei momenti dovremmo fermarci. Fermarci e voltarci, voltare lo sguardo e guardare indietro, anche solo per un istante. E ricordarci di quando loro ci insegnavano ad allacciare le scarpe, a usare un vasino, a dire "Mamma", ad andare in bici, a chiedere scusa, a smettere di piangere. A sconfiggere la paura.
Di quante volte abbiamo sbagliato, di quante volte abbiamo chiesto aiuto e ancora sbagliato. Ancora e ancora.
Di quante volte loro hanno continuato con pazienza a spiegarci la vita, perché in quel momento la loro vita eravamo noi. Allora come adesso. Dovremmo fermarci un attimo e pensare a tutto quell'amore, per poi capire che la vita è un darsi reciprocamente aiuto e che tutto quell'aiuto, tutto quel che abbiamo da dare, tutto quel che sappiamo e tutto quel che siamo diventati, in fin dei conti, lo dobbiamo a tutto il tempo, a tutta la pazienza, a tutto l'affetto che loro hanno scelto di donare noi.
Gratitudine a tutte le nostre madri, a tutti i nostri padri, che ci hanno insegnato a sorridere e a diventare grandi.
Anche se fanno fatica ad accedere a Gmail.
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