Cari amici,
in occasione dell'inaugurazione della "Casa di Tina", vi inviamo il numero speciale del Faro dedicato agli scritti di Tina Gualandi.
Con affetto
la Redazione de Il Faro
per visualizzare il giornale in pdf vai alla pagina “novità e iniziative”
DA nuovo.faro@gmail.com
UNA DEDICA MOLTO AZZECCATA (editoriale)
L'inaugurazione di una Casa delle Associazioni è un'occasione importante e festosa, ma la scelta di intitolarla alla nostra Tina Gualandi rende il tutto più speciale. Tina era ‘Prezzemolina’, andava ovunque ci fosse spazio, per esserci e per fare, girava tutti i gruppi, curiosava in tutte le attività, quindi rappresenta tutti noi, del variegato mondo della Salute Mentale di Bologna (e oltre), compresi - e soprattutto - quelli che purtroppo ci hanno lasciato, che sono tanti e restano impressi nella nostra memoria e nel nostro cuore.
Oltre ai pensieri dei redattori, pubblicati in memoria di Tina sul numero del Faro di luglio 2018, potrete trovare qui tutti i testi che lei ci ha regalato negli anni dal 2010 al 2017. Sono in genere racconti ricchi di riferimenti personali, sinceri, molto sentiti, a volte risentiti, a volte autoironici. Leggendoli uno dopo l’altro si ritrova viva e palpitante la persona che molti di noi hanno conosciuto.
Per esempio, nel testo intitolato “La mia curiosità”, che sarebbe da tenere sul comodino e rileggere ogni tanto, perché fa bene al cuore, Tina racconta in modo dettagliato e puntuale - date comprese – come approdò a un percorso che poi si rivelò per lei molto utile e stimolante: una perfetta testimonianza di quella cosa misteriosa che gli addetti ai lavori chiamano recovery.
Oggi gli Italiani hanno imparato a conoscere bene questo termine inglese, dato che ogni giorno sui giornali si parla di quel recovery plan che ci dovrà tirar fuori dalla crisi innescata dalla pandemia, perciò non vale più la pena di affannarsi alla ricerca del vocabolo più azzeccato per tradurlo.
Per noi che da tempo ci riflettiamo sopra, infatti, l’importante non è tanto il nome, quanto ‘la cosa’: recovery è guarire, riprendersi, recuperare, ma in subordine può anche essere imparare a far leva sulle forze residue, accettando le eventuali cicatrici e menomazioni. Recovery, insomma, è un percorso, e la meta è ritrovare la voglia di vivere e di ‘esserci’...
Ma in Salute Mentale di solito il dolore lascia grandi strascichi e risollevarsi da soli non è facile.
Per questo occorre mettere in campo tutti gli attori e tutte le risorse possibili. Le associazioni che partecipano al progetto “La casa di Tina” da anni si adoperano, facendo rete fra loro e collaborando con i servizi, per cercare di dare una chance in più a chi cerca di uscire dal tunnel.
Si tratta di un volontariato particolare, nato dall’esperienza diretta del disagio, come familiari o come utenti, e cresciuto nella filosofia del fare insieme.
La nostra Tina non mancava mai di esprimere riconoscenza per ogni aiuto incontrato nel suo cammino, e a sua volta metteva a disposizione grandi fette di cuore. Era una vera ESP (esperta in supporto tra pari) e aveva capito il valore del dolore messo ‘a frutto’.
Leggete le sue parole, vi faranno bene.
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