EMENDAMENTO SU COMUNICAZIONE DA PARTE DEL SINDACO AL PREFETTO ED ALLE FORZE DI POLIZIA IN MERITO AI TSO EFFETTUATI
(Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale)
Segnalato da Carla Barovetti
Associazione “Conoscere per migliorare”
Torino
Alla Presidente del Senato Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati
Al Presidente della Camera dei Deputati On.le Roberto Fico
Al Ministro della Salute On.le Roberto Speranza
E p.c.
On.le Umberto Buratti Bologna,
26 luglio 2021
Oggetto: Emendamento su comunicazione da parte del Sindaco al Prefetto ed alle forze di Polizia in merito ai TSO effettuati
Abbiamo appreso che nel corso del dibattito sulla conversione in Legge del DL “Recovery Fund” la competente commissione della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento del deputato On. Umberto Buratti, che prevede che il Sindaco, debba comunicare al Prefetto, agli uffici e comandi delle Forze di polizia l'adozione di misure o trattamenti sanitari obbligatori connessi a patologie che possono determinare il venir meno dei requisiti psico-fisici per l'idoneità all'acquisizione, alla detenzione ed al conseguimento di qualunque licenza di porto delle armi, lasciandone l’applicazione successiva ad uno specifico decreto.
Come Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale riteniamo tale disposizione inutile per le finalità che vengono precisate, sbagliata culturalmente, dannosa per l’immagine delle persone con disturbi mentali e pregiudizievole per la loro inclusione sociale. Il Collegio è totalmente favorevole ad una revisione in senso restrittivo della legislazione sul possesso e sul porto delle armi da parte di civili, per ogni tipo di uso (sportivo, caccia, difesa personale). La legislazione italiana in materia poggia sul Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) e sulla legge 18 aprile 1975, n. 110. Si tratta di norme probabilmente antiquate che andrebbero riviste complessivamente, al fine di esercitare controlli efficaci sulle idoneità e sulla formazione delle oltre 1 milione di persone che attualmente detengono un’arma. Tra questi ve ne sono sicuramente tanti che, pur non soffrendo di alcun disturbo mentale, non soddisfano standard di maturità ed equilibrio richiesti per detenere o portare un’arma. L’emendamento approvato è profondamente sbagliato in due sensi. Da un lato genera nella cittadinanza un falso senso di sicurezza, lasciando intendere che le tragedie derivanti dall’uso improprio delle armi dipendano dai malati di mente. Sebbene in pochi singoli e dolorosi casi ciò sia avvenuto, la stragrande maggioranza delle tragedie avvenute per uso improprio di armi da fuoco è data da persone che non soffrono di disturbi mentali, né tanto meno hanno subito un TSO. Lo scorso anno sono stati effettuati in Italia 6.000 TSO e le probabilità che fra questi vi sia qualcuno con un porto d’armi sono molto basse. Viceversa, è molto più probabile che se venissero effettuate verifiche più stringenti, del tipo di quelle che si fanno per la patente di guida, sul milione di persone con licenze di detenzione e porto d’armi si procederebbe a moltissime revoche. Ma soprattutto l’emendamento costituisce un inedito precedente di comunicazione di dati sanitari sensibili alle Forze di Polizia, venendo a costituire di fatto un database di “presunti pericolosi per malattia mentale”, in aperto conflitto con tutta la legislazione che dalla legge 180 in poi garantisce il diritto alla salute come diritto primario, svincolato da giudizi di pericolosità. Si ricostituisce un legame tra intervento sanitario ed attività di controllo di polizia che era stato interrotto dalla legge 180 del 1978. Le conseguenze culturali ed operative di tale ripristino sono incalcolabili. Da un lato il nostro Parlamento lancia il messaggio che le persone con disturbi mentali sono tutte presumibilmente pericolose, mentre sappiamo che non lo sono né più né meno quanto il resto della popolazione, ma che sono più spesso vittime di reati da parte di terzi. Inoltre sapere che il ricevere un trattamento sanitario comporta l’iscrizione in un database delle Forze di Polizia allontanerà molte persone che hanno bisogno di trattamento dai nostri servizi, incrinando il rapporto di fiducia e di riservatezza che porta ogni anno 800.000 cittadini ad affidarsi alle nostre cure.
Per tutti questi motivi chiediamo un ripensamento sull’emendamento approvato, e la messa allo studio di dispositivi organici che riducano la circolazione delle armi e verifichino in chi legalmente le possiede i requisiti di equilibrio e competenza necessari. E soprattutto che non vengano ancora una volta discriminati ed indicati come causa di mali di cui non hanno responsabilità le persone e soffrono di disturbi mentali. Il Collegio si rende disponibile per ogni collaborazione istituzionale nella elaborazione di proposte di legge efficaci e rispettose dei principi sopra enunciati.
Angelo Fioritti
Presidente del Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale – Dipendenze Patologiche AUSL Bologna
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