Condivido con voi, come convenuto con Barbara durante l’incontro del 16/09, quanto inviato al ministero della salute per gli atti della seconda conferenza sulla salute mentale
Da: sileci.saverio.m@gmail.com
giovedì 16 settembre 2021 12:25
A menteinpace@libero.it
Il “dipartimento 180 bis” nasce dal desiderio di offrire a chi attraversa un momento di crisi un luogo di ascolto, sostegno e costruzione di risposte non immediatamente nè prevalentemente farmacologiche o istituzionalizzanti.
Un luogo dove la crisi sia considerata opportunità per ripristinare il dialogo tra i soggetti implicati (interni e circostanti); per connettere nuovamente e ripristinare la comunicazione, l’ascolto reciproco e la progettazione del futuro.
La condivisione di questo desiderio ha generato l'idea di poter offrire ai cittadini l'opportunità di utilizzare un insieme di sistemi di cura orientati alla guarigione dando ai servizi di salute mentale l’occasione di entrare in risonanza con le loro buone pratiche.
Abbiamo unito le energie e i desideri di chi da molto tempo si occupa di IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti) e ha reinventato con l’intervento di Krisis Farm l’esperienza americana denominata Crisis Home; di chi promuove l’approccio WindHorse in Italia o ha scelto di dedicare le sue energie alla Terapia Familiare; infine di chi si è formato all’approccio finlandese del Dialogo Aperto. Attraverso la partecipazione dell’associazione LuovodiColombo ad un Bando del Comune di Torino nel 2019, abbiamo messo in moto un piccolo budget dedicato in modo specifico alla gestione comunitaria della crisi.
Ascolto telefonico a chi attraversa una situazione di crisi. Strumenti come l'Open Dialogue, lo IESA e Windhorse, intervengono sia sul sistema che sul singolo all'interno di un paradigma orientato alla Recovery.
La prima beneficiaria è stata una donna vittima di violenze domestiche.
Sino ad oggi le richieste di aiuto, prevalentemente di familiari e/o persone con manifestazioni comportamentali molto problematiche, hanno ricevuto ascolto e sguardo al sistema come prima risposta da parte di un Case manager scelto di volta in volta all’interno dell’equipe multiprofessionale e incontri dialogici tra tutti i soggetti coinvolti a partire dal nucleo familiare.
A questi hanno fatto seguito, ove necessario, la decontestualizzazione in regime di IESA / Krisis Farm, e poi interventi Windhorse con turni di basic attender giornalieri, psicoterapia domiciliare, supporto telefonico, aiuto nel ripristino e coordinamento delle relazioni con i diversi servizi.
Persone con diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo o con una lunga storia psichiatrica; giovani in condizioni di estrema fragilità o persone con ripetuti tentativi anticonservativi alle spalle; soggetti con pregressa esperienza di TSO o che riferiscono la sensazione di essere continuamente minacciati; donne vittime di violenza o una madre disperata il cui figlio uditore di voci ha reazioni aggressive nei suoi confronti.
Una di queste persone sta facendo grandi progressi sotto l’egida del Comune presso una famiglia affiliata all’associazione LuovodiColombo mentre l’asl non ha ancora avviato a Torino un servizio IESA.
La criticità più rilevante è quella di reperire i fondi per far sì che i professionisti non debbano lavorare in completa gratuità. Volontario e gratuito sono termini spesso cortocircuitati nel Belpaese.
Al di fuori dai casi provenienti dal Comune gli incontri dialogici e gli interventi di terapia familiare sono a carico dei soggetti richiedenti con costi calmierati. Il rischio è quello di rendere poco accessibili questi servizi a chi si trova in condizioni economiche svantaggiate. In particolare per sostenere progetti che richiedono presenza continua (Krisis Farm o molti turni di basic attendance nel progetto Windhorse) occorre denaro. Anche se i costi, persino nel momento della crisi sono molto meno onerosi di quelli degli interventi istituzionalizzanti, il mancato finanziamento del Budget di salute non consente al Welfare generativo e di comunità una sinergia con l’intervento pubblico e con quello del privato sociale nell’ottica di garantire ai cittadini una maggiore offerta di servizi e progetti personalizzati.
Il piccolo budget dedicato dal Comune di Torino è servito a fornire giornate di IESA, turni di basic attender, psicoterapia domiciliare, supporto telefonico, aiuto nel ripristino e coordinamento delle relazione con i servizi e incontri dialogici.
Evitando la filiera istituzionale si sono realizzati obiettivi di salute con un considerevole risparmio economico per il servizio pubblico.
Saverio Sileci
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