I FARMACI NON SONO LA SOLUZIONE - IL VENTALOGO DI SUSANNA N.9

I FARMACI NON SONO LA SOLUZIONE; I farmaci possono essere di aiuto per superare un momento di crisi ma non vanno assunti a lungo termine pensando che possa essere l’unica soluzione.

 

Sono presenti vari tipi di pazienti, non tutti si rifiutano di prendere i farmaci, alcuni li pretendono, c’è chi vuole capire e/o trovare altre vie riabilitative  e chi non vuole mettersi in discussione delegando alla chimica la responsabilità del proprio benessere, in qualsiasi caso, sarebbe utile un approfondimento del perché e del come mai si rifiutano le cure farmacologiche o si ricercano in modo spasmodico.

 

Nel caso in cui non ci sia la possibilità di ragionare è chiaro che sarà necessario un intervento momentaneo di contenimento(no contenzione) rispettando i diritti e le richieste di chi in quel momento non è in grado di fare scelte ponderate.

 

La questione dei psicofarmaci è molto sentita, ma sottovalutata da molti dottori che alla richiesta di scalare o di deprescrivere a causa di effetti collaterali importanti oppure perché il paziente riferisce di sentirsi meglio gli viene risposto con spiegazioni che fanno pensare che per non avere problemi meglio tenere tutto così senza valutare il caso, proteggendosi da eventuali accuse legali.

 

Molti prescrivono senza considerare i rischi e benefici, anche se vengono  riportati  dal paziente tutti gli effetti avversi a quel tipo di cura viene persuaso a continuare, anche se questo comporta vivere in uno stato di debolezza cronica, appiattimento emotivo, disfunzioni sessuali e metaboliche…., tutti elementi che compromettono la vita di relazione e anche lavorativa, cosa altamente disfunzionale sia dal punto di vista fisico che dell’autostima che vedendo il corpo cambiare non si riconosce più,  per questo molti decidono di sospendere la cura in autonomia , con effetti altrettanto devastanti in quanto questo porta a crisi di astinenza che vengono interpretate come aggravamento della patologia con la conseguenza di rincaro della dose farmacologica, creando così una perpetua e infinita situazione dalla quale è difficile staccarsi se non trovando un bravo medico de-prescrittore che con i dovuti tempi aiuta allo scalaggio lento e graduale integrando con una valida psicoterapia che porta a comprendere  la causa per cui si è arrivati ad assumere i farmaci.

 

Altri invece sospende improvvisamente perché si sentono meglio ma non scalando gradualmente vanno incontro a una ricaduta.

A detta di qualcuno i casi di violenza di cui si sente parlare nelle cronache vengono atribuiti al fatto che queste persone non sono in cura farmacologica, potrebbe essere vero il contrario, l’assunzione di psicofarmaci porta ad una alterazione dello stato di  coscienza che può indurre  a fare atti inconsulti e drammatici, e indurre addirittura al suicidio, certo , questo non viene messo in luce  da chi riporta la notizia in quanto l’archetipo del ”Matto” vive nell’immaginario collettivo.

 

Dopo la chiusura dei manicomi si è aperto il manicomio    chimico, la camicia di forza chimica è molto attuale.

Esistono due problemi ; il primo è la prescrizione e il secondo è la sospensione. Chi prescrive deve essere in grado anche di de prescrivere altrimenti diventa una trappola dalla quale difficilmente si esce.

 

“ Le persone dirette interessate” devono essere ben informate per quanto riguarda l’uso di queste sostanze che sono pari alle droghe , l’unica differenza è la legalità, vanno valutati approfonditamente i rischi e i benefici , questi ultimi devono essere alla lunga superiori ai rischi e se non vengono spiegati bene la persona che non ottiene abbastanza informazioni si và ad informare personalmente per approfondire su internet o social che trattano questo argomento , ma senza un confronto può trarre delle conclusioni sbagliate e magari arrivando ad un fai da te che potrebbe rivelarsi pericoloso.

 

Susanna Brunelli

 

Verona

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