La salute mentale della popolazione è peggiorata all’inizio della pandemia di Covid-19. La prevalenza dei sintomi di ansia e depressione da marzo ad aprile 2020 è stata maggiore in tutti i paesi in cui sono disponibili dati rispetto agli anni precedenti. E non è tornata a livelli pre-crisi nella maggior parte dei paesi OCSE nel 2021, sebbene con variazioni significative. IL RAPPORTO OCSE.
DA quotidianosanita@qsedizioni.it
15/11/2021 22:32
di Massimo Cozza
Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 2
La pubblicazione OCSE del 2015 “Fitter Minds, Fitter Jobs”, che si potrebbe tradurre in “Menti più in forma, lavori in condizioni migliori” si concludeva con l’obbiettivo per tutti i paesi di affrontare in modo globale il governo dei problemi di salute mentale, a tutti i livelli di gravità, e in diversi ambiti: dalla consapevolezza al cambiamento nella salute mentale integrata, competenze e politiche del lavoro.
Dopo cinque anni l’OCSE ha pubblicato il secondo Rapporto, definitivamente condiviso a ottobre 2021, che partendo dal 2015 affronta le tematiche riguardanti la salute mentale in relazione alle aree della salute, dei giovani, del lavoro e del welfare.
Si parte dalla considerazione che in qualsiasi momento circa il 20% della popolazione sperimenta problemi di salute mentale. Si tratta di persone che in gran parte hanno
tassi di occupazione molto più bassi della media e tassi di disoccupazione più elevati.
Si stima che il costo totale dei problemi di salute mentale sia almeno del 4% del PIL, tenendo conto della riduzione della produttività e dell’aumento delle assenze, della spesa
sociale e dei costi diretti per i sistemi sanitari.
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Tratto da:
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=99981&fr=n
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