BREVE STORIA DI UN’UFE SICILIANA (Gabriella Abbate)

BREVE STORIA DI UN’UFE SICILIANA

 

Buongiorno, mi chiamo Gabriella, ho 32 anni e sono un UFE. Scrivo queste due righe per raccontare in breve la mia storia.

 

DA g.abbate@hotmail.it

24-01-2022 14:03

A  menteinpace@libero.it  

 

Arrivata in preda a psicosi in spdc con TSO mi sentii smarrita, piena di rabbia e nel mio delirio ero perseguitata dagli stessi medici che volevano curarmi.

Lì i miei primi contatti con gli UFE (Utente o Familiare Esperto – NdR), Anna, Nino, Federica. Contribuirono a placare la mia furia e, quando diventai collaborante, i medici  poterono lavorare in migliori condizioni con me che non li rifiutavo più e lo stesso fu per le cure. Dopo settimane di ricovero un UFE e una dottoressa, che più tra tutti i medici mi avrebbe aiutata, mi proposero di seguire un ciclo di incontri di psicoeducativa al termine del quale mi feci un bagaglio culturale in materia psichiatrica e presi coscienza della mia malattia.

Fui inserita successivamente nei gruppi AMA (auto mutuo aiuto) con i cui membri ho stretto un rapporto di fiducia e amicizia. Tra questi membri c'erano gli UFE e d'improvviso decisi di divenirlo anch'io. Feci tirocinio a seguito del ciclo di incontri di psicoeducativa  e inserimento nel gruppo AMA sotto la guida della dottoressa Grazia Guercetti  di cui vi parlavo prima e la dottoressa Roberta Grassia.

Quando entrai in spdc come UFE avevo un modo del tutto nuovo di vedere il reparto in cui ero stata quando “non ero in me”. Ho iniziato ad ascoltare i pazienti con patologie psichiatriche e ad aiutarli, offrendo la mia esperienza personale in cui inevitabilmente tutti, anche se solo in parte, si rivedevano. Ho seguito i pazienti da volontaria sia in spdc quando erano in una fase acuta sia successivamente per la loro, la nostra socializzazione, organizzando ad esempio uscite ed incontri fuori dall'ambito psichiatrico per ricordarci che non siamo solo pazienti ma persone e come tali meritiamo di riprenderci in mano la nostra vita con una rete di sicurezza e tale rete è costituita dagli ufe, utenti, familiari e operatori che mettendo in comune i tre saperi esperienziali danno vita a un movimento che fa di tutto per esplicare pratiche corrette in ambito di salute mentale.

 

Gabriella Abbate

Utente Esperta – Palermo

 

Le Parole Ritrovate

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Commenti: 2
  • #1

    Antonietta gulli (martedì, 25 gennaio 2022 21:01)

    Penso non sia stata una passeggiata per te questo ricovero obbligatorio meno male che hai incontrato persone che ti hanno aiutato ad essere fiduciosa nella cura ed è bello che stai cercando poi oltre che a capire anche a monitorati e quindi capire il campanello di allarme quando pensi che può precipitare anche un piccolo evento ti faccio i miei migliori auguri di tt ciao Gabriella sono antonietta

  • #2

    Beatrice volontaria MenteInPace Cuneo (martedì, 25 gennaio 2022 21:06)

    Grazie, Gabriella.
    Con il racconto del tuo percorso e della tua esperienza di UFE, hai toccato il cuore di tutti noi!
    Dai speranza alle persone "fragili" che si sentono sole, emarginate, inutili. Sei un esempio di "riscatto sociale" per chi intende offrire il suo contributo, unico e prezioso, per il benessere di altre persone, suoi pari. La figura dell'UFE è senza dubbio un tassello importantissimo e imprescendibile nel percorso di cura e riabilitazione delle persone in sofferenza mentale e, nel contempo , penso dia a chi riveste quel ruolo, un senso di appagamento e gratificazione.
    Di cuore, brava Gabriella!
    Una Mamma ammirata e grata.

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