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18/1/2022 20:27
È noto anche con il termine oniomania coniato dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin. Kraepelin, con lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, identificò per la prima volta i sintomi associati all’oniomania nel corso del tardo diciannovesimo secolo.
È stata in particolare la studiosa statunitense S.L. McElroy ad occuparsi di questo fenomeno, proponendo i seguenti criteri diagnostici per distinguere le persone che praticano lo shopping come una normale attività, da quelle per cui esso assume caratteristiche patologiche:
1. - la preoccupazione, l’impulso o il comportamento del comprare non adattivi esperiti come irresistibili, intrusivi o insensati; comprare frequentemente al di sopra delle proprie possibilità oggetti inutili (o di cui non si ha bisogno), per un periodo di tempo più lungo di quello stabilito;
2. - la preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano stress marcato, fanno consumare tempo, interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari (indebitamento o bancarotta);
3. - il comprare in maniera eccessiva non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania o ipomania.
Un gruppo di psicologi dell’Università di Bergen (Norvegia), in collaborazione con altre università americane e inglesi, ha provato a stilare una lista dei sintomi indicativi e ne ha individuati sette che permettono di fare l’autodiagnosi a seconda del punteggio che si raggiunge.
Un test, descritto in un lavoro pubblicato su Frontiers in Psychology.
La capo ricercatrice Cecilie Schou Andreassen ha indicato anche il profilo psicologico di chi è più facile cada in questa trappola.
Sono soprattutto le donne ad esserne affette.
Il disturbo comincia a manifestarsi nella tarda adolescenza e prima età adulta, per poi diminuire con l’età.
Donne che sono: o molto estroverse oppure, toccate da problemi di ansia, depressione, scarsa autostima.
Le donne appartenenti al primo gruppo sarebbero portate agli acquisti irrefrenabili per sfoggiare in società, per esprimere la loro personalità espansiva, per voglia di contare di più socialmente.
Le donne appartenenti invece al secondo gruppo possono venire spinte a non frenarsi tra una vetrina e l’altra per tirarsi su.
A usare le “spese pazze” quasi come una medicina per spegnere l’ansia. «A volte, però, osserva la dottoressa Andreassen, questi sintomi di malessere sono non la causa ma il risultato del non sapersi controllare nei negozi». In seguito all’acquisto compulsivo di oggetti d’ogni tipo, che il più delle volte vengono messi da parte o regalati oppure buttati via, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna.
1. Pensare allo shopping di continuo
2. Comprare per cambiare il proprio umore
3. Comprare così tanto che lo shopping interferisce con le incombenze quotidiane (per esempio scuola o lavoro)
4. Sentire la necessità di dover comprare di più e sempre di più per ottenere la stessa soddisfazione provata in precedenza
5. Decidere di comprare meno, ma senza riuscirvi
6. Sentirsi male se per un qualche motivo non si può fare shopping
7. Comprare così tanto da mettere a rischio il proprio benessere
L’ARTICOLO CONTINUA…
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