DA sileci.saverio.m@gmail.com 28/04/2022 16:08
Ciao a tutti,
Martedì scorso, avendo letto l'avviso pubblico per la presentazione di Proposte di intervento da finanziare nell'ambito del PNRR, ho visitato come Presidente dell'APS LuovodiColombo due strutture che il Comune di Torino mette a disposizione per progetti di inclusione.
Mentre visitavo la palazzina di Corso Sicilia ho pensato a tutti noi, e al Comitato per la Salute Mentale.
Quella struttura mi ha infatti riportato ai nostri incontri al Caffè Basaglia. Sono passati sei anni da quando, avendo raggiunto un elevato numero di partecipanti e non potendo stare tutti quanti nella "sala rossa", abbiamo dovuto chiedere ospitalità al vicino teatro ESPACE.
Adesso il Basaglia è chiuso e alcune iniziative per la salute mentale nate a Torino stentano a mantenersi vive e a svilupparsi con la dovuta serenità perchè non ci sono budget dedicati e tanto meno binari semplici per l'innovazione, la cura territoriale e l'approccio informale di comunità alla crisi, come invece capita per le strutture e le case di cura.
Il DSM dell'ASL “Città di Torino” ha però avviato i tavoli di co-programmazione dove ho sentito parlare anche di queste cose e il Comune di Torino ha aperto diversi sparagli in tal senso negli ultimi anni.
In uno degli ultimi incontri del CxSM era emersa la necessità di costruire direttamente l'alternativa piuttosto che chiederla bella e pronta alle istituzioni: servizi territoriali h 24 come in altre regioni e in altri stati...
Sarà questa l'opportunità?
CREDO CHE SOLO METTENDO NUOVAMENTE INSIEME LE NOSTRE ENERGIE PER UN FINE COMUNE POTREMO SUPERARE I PARTICOLARISMI E CHIEDERE A COMUNE, REGIONE E ASL DI DIVENTARE NOSTRI PARTNER PER LO SVILUPPO DELLE SOLUZIONI FUTURE PER LA SALUTE MENTALE INDIVIDUALE E DI COMUNITA'.
HO PENSATO CHE UN POLO DI INCLUSIONE CHE METTA A FRUTTO LE INNOVAZIONI PARTITE DALLA NOSTRA CITTA (Caffè Basaglia e Crisis Farm sono quelle che mi sono piu' vicine e care) E QUELLE CHE SONO PASSATE DA QUI PER DIFFONDERSI IN ITALIA (IESA, Open Dialogue, Windhorse, Comunità terapeutica Diffusa, Gruppi di riabilitazione CAF) ANDREBBE IN QUELLA DIREZIONE. Poi ci sono tante altre buone pratiche che varrebbe la pena di considerare. Prima fra tutte l'apertura di alcuni servizi che utilizzino le prestazioni di utenti e familiari esperti.
E' convinzione comune che non possiamo costruire nulla se non insieme: una costruzione co-operativa e di auto mutuo aiuto che non può tenere fuori i diretti interessati (la comunità con i suoi disagi, i suoi disagiati e i suoi professionisti), gli enti preposti alla comunità - Comune e Regione, e quelli deputati alla cura - ASL.
Se qualcuno si è sentito stimolato per favore risponda.
Grazie
Saverio Sileci
Scrivi commento