La salute mentale, come rimarcato da diversi osservatori anche sul nostro giornale (quotidiano sanità on-line www.quotidianosanita.it), pur essendo citata e in alcuni casi anche in modo approfondito nei diversi programmi dei partiti (vedi tra tutti quello del vincitore delle elezioni FdI che ha predisposto un paragrafo ad hoc sul “benessere psicologico”), non ha avuto una particolare attenzione nella campagna elettorale.
DA quotidianosanita@qsedizioni.it
30/09/2022 00:29
Cesare Fassari
Confesso che tale scarsa attenzione non mi ha stupito. Sia in considerazione dei temi e toni prevalenti di questa campagna estiva, di fatto incentrati sulla ricerca del voto “contro” più che sul voto “per” e anche perché, più in generale, è tutta la sanità che è stata poco attenzionata in questa campagna elettorale.
Inoltre, non nascondiamoci dietro un dito, la salute mentale è indubbiamente uno dei settori della sanità tra quelli meno “gettonati” dalle amministrazioni locali e centrali.
E ciò nonostante la riforma del 1978, la famosa legge “180” che chiuse i manicomi e aprì la via, probabilmente la prima volta nel mondo, a un approccio de-istituzionalizzato alla salute e alla cura della mente, rappresenti uno dei caposaldi della stessa riforma sanitaria, la “833” che ha istituito il Ssn e che fu varata a dicembre dello stesso anno.
Ma, come ben sanno gli addetti ai lavori e soprattutto i malati e le loro famiglie, la chiusura del manicomio di per sé non risolve il problema se accanto a tale chiusura non nascono modi, organizzazione e approcci alla tutela e salvaguardia della salute mentale tali da garantire una effettiva presa in carico dei malati e non solo dal punto di vista clinico.
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Tratto da:
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=17355
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