Reazione alla reazione
DA Susanna Brunelli, Esperta nel Supporto fra Pari, Verona
26/7/2024 15:40
A menteinpace@libero.it
Leggendo quello che sta succedendo riguardo il disegno di legge 1179/2024 “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale” presentato il 27 giugno 2024 dal senatore Zaffini e la risposta reattiva di molte realtà associazionistiche e individuali, faccio come mio solito una riflessione dettata dal mio spirito critico e dalla mia percezione dei fatti. Difficilmente accetto a priori il pensiero della maggioranza se prima non passo attraverso un dialogo interno secondo il mio sentire. Voglio verificare, capire, comprendere quali sono le motivazioni di fondo che portano a una risposta che colpisce un così ampio raggio di persone e realtà. Spontaneamente potrei dire che anch’io sono d’accordo, perché se lo dice chi ha a cuore il diritto alla salute mentale di ogni persona, non dovrei sbagliare, riguardo quello che è stato sancito dalla nostra Costituzione e affermato con la legge 180/78, la cosiddetta Legge Basaglia, che ha posto fine a secoli di abusi nei confronti di migliaia di persone obbligate all’internamento nei manicomi, restituendo loro libertà, dignità e accesso ai diritti.
Allora io mi chiedo da piccola fanciulla di 60 anni, che per un terzo della sua esistenza ha vissuto e per molti versi è ancora coinvolta a livello familiare nell’ambito della psichiatria; cosa mi suona male nel leggere tanta indignazione?
Una sorta di dissonanza cognitiva rappresentata da un ampio pubblico che comprende le più svariate categorie cosa cerca di mettere in luce?
Perché dico dissonanza cognitiva? Perché è come affermare che si vuole cambiare tutto senza cambiare niente, come lo evidenzia la realtà dei fatti e viene detto anche nell’articolo che dice:
· Di fronte a questa situazione, che espone a grandi bisogni e a gravi problemi le persone con sofferenza mentale, i loro familiari e gli stessi operatori, invece di potenziare e finanziare le tante opportunità offerte dalla legge 180, sperimentate con successo in molte realtà del nostro paese, il disegno di legge Zaffini offre vecchie, fallimentari ricette.
Ma fino adesso cosa si è fatto per ovviare a queste criticità?
Cosa si è aspettato? Alla fine, questo non è il risultato ottenuto da un apparente progressismo che ci ha portato ad un evidente processo involutivo?
Quando si parla di “oggetto di controllo e custodia” Siamo certi che non viene esercitato proprio da chi si oppone a questo disegno di legge?
Da dove nasce la pericolosità della persona? Perché la persona diventa violenta o, meglio, aggressiva al punto da intimorire la massa fino ad arrivare a far pensare che imprigionare ancora di più è meglio che lavorare sulla libertà, l’indipendenza e l’autonomia dell’individuo?
Si fa presto ad alimentare nell’immaginario collettivo l’idea della pericolosità sociale, dell’ingiustizia, del diritto alla cura… essere influenzati non significa essere convinti!
Se ci fosse una così autentica passione, una vera con – passione e il desiderio di cambiare veramente le cose, questa massa critica che ora si unisce, non avrebbe potuto farlo prima?
Veramente non è stato possibile fare nulla per evitare di arrivare a questi livelli di indecenza politica?
Mi sorgono una miriade di domande alle quali vorrei ottenere risposta, ma so che corro il rischio di essere bannata come antipsichiatria o di persona che va’ contro il bene comune. Invece è proprio l’opposto, vorrei poter riflettere insieme a qualcuno che ha veramente intenzione di andare a scoprire cosa si nasconde sotto la punta dell’iceberg.
Cosa ha impedito fino ad ora che le cose migliorassero, invece che andare alla deriva come sta succedendo da ormai molto tempo?
Veramente è solo una questione di risorse economiche? Non è che ci si nasconde dietro alle obiezioni apparentemente plausibili ma in realtà auto giustificative? Le risorse non ci sono o vengono usate per fare congressi pomposi finanziati dalle case farmaceutiche?
Veramente è una questione di mancanza di personale sanitario o piuttosto la mancanza di personale qualificato che può aumentare la qualità del servizio risparmiando tempo e denaro? La formazione e la preparazione del personale potrebbero facilitare processi di Recovery e diminuire i tempi di presa in carico invece che arrivare a cronicizzare e istituzionalizzare, creando tanti “manicomietti “ fino alla fine della “carriera psichiatrica” ?
Veramente si pensa che riducendo o aumentando il tempo del TSO si può risolvere il motivo per cui si è arrivati a praticarlo insieme alla contenzione? Pratiche di tortura che lasciano segni indelebili sia nel corpo che nello spirito?
Se si fosse lavorato meglio prima grazie ad interventi psicosociali e non sanitari, abusi farmacologici, coercitivi e minacciosi, cosa sarebbe successo? Avremmo migliorato o peggiorato la situazione?
“Insomma, un disastro, e proprio nel centenario di Franco Basaglia.”
Da dove viene veramente questo stato deficitario e disfunzionale dei servizi manicomiali, opssss …. sanitari?
Non sarebbe meglio impegnarsi per evitare certi strazi che cercare di rimediare a stadi ormai avanzati ?
Dove sta il nodo della questione?
Vorrei chiedere a chi dichiara questo. <<Noi non intendiamo subire questa deriva repressiva e neo-manicomiale>>
Ma chi lo ha creato questo stato neo-manicomiale?
Chi lo ha alimentato?
Cosa interessa veramente agli operatori, ai politici, ai cittadini, ai famigliari, agli stessi diretti interessati?
Io la domanda la pongo a me stessa, risposta:
Personalmente, cerco prima dentro di me la verità, la mia verità, cerco di rimanere sveglia e vigile, sentire cosa si muove dentro di me e se quello che emerge è disagio, cerco soluzioni per andare incontro ai miei veri bisogni quando sono ancora in grado di farlo, salvaguardando la mia capacità di scegliere cosa è meglio per me, invece che focalizzarmi sul problema e farlo diventare sempre più grande.
Sono una sopravvissuta alla psichiatria, ma non è stato così per altri e non entro nel personale, perché ci sarebbe tanto da dire.
Per vedere la vera dimensione delle cose bisogna avvicinarsi (a volte entrarci proprio dentro) io cerco di vedere da vicino con i miei occhi, con gli occhi dell’anima, con il senso pratico e rafforzare la mia abilità nel rispondere agli eventi.
Non mi oriento in base a ideologie altrui, le posso seguire certo, ma non prima di aver fatto una analisi profonda che nasce dalla testa ma che deve arrivare al cuore, al “sentire”.
Sentire, un termine “tabu”, quasi come fosse proibito manifestare quello che viene da dentro; sentimenti, emozioni, disagi, turbamenti, agitazioni, crisi, traumi, dubbi, ….Troppo impegnativo ascoltare il sentire di chi prova un disagio emotivo ed esistenziale , da lì nasce l’oscurantismo del sistema psichiatrico, il bisogno di diagnosticare, catalogare, medicalizzare a tutti i costi, ma pochi vogliono stare a sentire. Troppo scomodo, troppo doloroso, troppo compromettente, troppo impegnativo, meglio indignarsi, fa più figo, più buono, da più la parvenza di partecipazione attiva.
Vorrei chiedere a chi ha aderito a questa protesta, che dice “Riprendiamoci i diritti “, perché prima di tutto non si informano le persone su quali sono i propri diritti? Cominciamo con farli conoscere questi benedetti diritti. A me nessuno me li ha insegnati, me li sono dovuta imparare da sola cercando le persone che mi fornissero tutte le indicazioni.
Quello che ho scritto è solo al 20% una risposta emotiva, tutto il resto non è mera polemica, ma frutto di una profonda riflessione e sarei ben lieta se qualcuno si prendesse la briga di confrontarsi con me, per mostrarmi che quello che esprimo assumendomi la responsabilità è infondato.
Concludo con il mio motto che dice; tutto è possibile! perché c’è sempre un altro modo di vedere le cose!
Progetto artistico giuridico Unsilence Your Voice: https://heyzine.com/flip-book/d74f685642.html
Susanna Brunelli
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Bruna Bellotti da Bologna (lunedì, 29 luglio 2024 18:44)
Condivido totalmente quanto esposto
Da Susanna è stata più veloce di me quello che scritto l'avrei scritto anch'io Vivo a Bologna Mi occupo della tutela dei malati mentali ho inviato centinaia di lagnanze al
Dsm dell'AUSL BO anche in Regione
Mai ricevuto risposte o se ci sono state mi accusano di essere malata mentale
Questo è stato l'atteggiamento dei massimi
Dirigenti
Ed ora affermano che la 180 non è stata applicata Ma se erano loro che dovevano
Applicarla e per oltre quaranta anni non l'hanno fatto ed ora si svegliano
No di tali ipocrisie non ne possiamo più
Carlo Loi (lunedì, 05 agosto 2024 12:27)
Concordoa pieno e per la mia esperienza con mio figlio adottivo, dico che lo status quo è voluto da certi pschiatri che hanno un vantaggio diretto o indiretto da questi istituti di riabilitazione psichiatrica che io chiamo neo-manicomi perché non hanno riabilitato quasi nessuno, specie per la mole fi spesa sociale che causano e perché essendo questi all,'estrema periferia dei paesi o in piena campagna si demanda la riabilitazione agli psicofarmaci che sarebbe interessante far sapere alla gente quanti vantaggi danno tenendo conto anche degli effetti secondari spesso nascosti.
Ma purtroppo buona parte della società preferisce tenere la testa sotto la sabbia ed ecco le proposte demenziali della politica.
Mio figlio ha fatto esperienza di questi posti per 6/7 anni in Sardegna da dove proveniamo.
Ma avendo dato fiducia (erroneamente) a loro mi son fatto convincere a non far più il suo amministratore di sostegno perché dicevano che ero troppo coinvolto ( poi ho capito che invece volevano fare di testa loro, senza discutere fase per fase,) e perché ho la sclerosi multipla ( andata in caduta libera da 9 anni da quando l'hanno messo in Piemonte in uno di questi istituti.
Lui era da un po senza pschiatra di riferimento finché è stato ricoverato in Spdc snche perché non sapevano dove metterlo dato che scappava da questi posti ( uno in particolare) tutti i giorni per tornare da me o per andare nei pronto soccorso per chiedere che lo guardassero.
Io mi lamentavo con gli pschiatri e chiedevo, che almeno salvassero le capacità residue, ma come dicevo lui era senza psichiatrica di riferimento e una sera sono arrivati i carabinieri a prendere la sua cartella clinica per una denuncia che aveva avuto durante una sua fuga da questo istituto.
Il servizio Pschiatrico ha pensato avessi fatto io la denuncia e l'indomani ha nominato lo pschiatra di riferimento che in una decina di giorni lo ha mandato in Piemonte in un di questi istituti di riabilitazione pschiatrica e da allora è li ( in media ci stanno 2-3 anni) questa è la dimostrazione che questi posti non riabilitano un bel niente se la società conoscesse i diritti dei sofferenti mentali e i veri dati di quante persone sono state realmente riabilitato confronto l'enorme spesa sociale, ma la maggior parte di essi, preferisce tenere la testa sotto la sabbia ed ecco che i politici fanno queste proposte demenziali.
Intanto io con la sclerosi multipla in stato avanzato riesco ad andare ad abbracciarlo solo una volta l'anno, ( attenti quindi a criticare le scelte dei servizi pschiatrici nonostante i loro stipendi r i costi delle loro strutture e scelte vengano dalle nostre tasse.
Il tutto alla faccia dell'inclusione e solidarietà