Imparare a gestire le dinamiche di gruppo e i conflitti
DA CSV Cuneo
10/10/2024 13:20
A menteinpace@libero.it
Anche nel volontariato, come nella vita privata, le relazioni sono le fondamenta dell’operare per il bene comune, ma, talvolta, occorre imparare a gestire emozioni, fraintendimenti, incomprensioni e a mediare gli eventuali conflitti.
Migliora così la coesione e l’efficienza del gruppo e si ha un impatto sociale più efficace.
Ne parliamo con il docente dottor Roberto Ceschina, trainer e coach.
Perché si parla di gestione dei conflitti nel volontariato e di dinamiche di gruppo?
«Nel volontariato, come in qualsiasi contesto di gruppo, possono sorgere conflitti dovuti a divergenze di opinioni, personalità differenti o obiettivi contrastanti. Gestire i conflitti in modo costruttivo è fondamentale per mantenere un ambiente collaborativo e produttivo. Inoltre, le dinamiche di gruppo sono importanti perché il lavoro di TEAM è spesso la chiave del successo delle associazioni di volontariato, e comprenderlo aiuta a prevenire conflitti e a migliorare l’efficacia del gruppo».
Una gestione positiva dei conflitti migliora le relazioni nelle associazioni?
«Sì, una gestione positiva dei conflitti permette di trasformare le divergenze in opportunità di crescita. Con una comunicazione aperta e rispettosa, i conflitti possono essere risolti in modo che tutte le parti si sentano ascoltate, il che rafforza la fiducia e la cooperazione. Questo approccio contribuisce a creare un ambiente più sereno e collaborativo, migliorando le relazioni tra i membri dell’associazione».
I volontari possono imparare a comunicare in modo efficace all’interno delle loro associazioni?
«Assolutamente sì. La comunicazione efficace è una competenza che può essere appresa e affinata. Nelle associazioni, la capacità di esprimersi chiaramente, ascoltare attivamente e rispondere in modo costruttivo è cruciale per evitare malintesi e favorire una collaborazione produttiva. Molte organizzazioni offrono corsi di formazione o workshop per migliorare queste abilità tra i volontari».
Nel corso si parla anche di leader inclusivo. Può anticiparci di che cosa si tratta?
«Il leader inclusivo è una persona che promuove la partecipazione attiva di tutti i membri del gruppo, valorizzando le diverse prospettive e capacità. Questo tipo di leader favorisce un clima di rispetto e accoglienza, in cui ognuno si sente parte del processo decisionale e libero di esprimersi. Il leader inclusivo non solo guida, ma facilita la collaborazione e l’integrazione di tutte le voci, contribuendo a un ambiente più armonioso e produttivo».
Giorgia Barile
Roberto Ceschina è un trainer e coach con oltre 30 anni di esperienza nel campo della formazione esperienziale e del coaching. Attivo dal 1999 come formatore. Nel 2011 si specializza nel coaching individuale e di team, aiutando professionisti e organizzazioni a sviluppare il loro potenziale. Nel 2018 idea e crea Key Experience, un’agenzia di team building in collaborazione con altri colleghi formatori e coach.
Roberto Ceschina è anche docente dal 2014 presso la Business School de Il Sole 24 Ore. Inoltre, dal 2024 è coordinatore del Master sull’innovazione sociale presso l’Università di Economia e la Scuola di Amministrazione Aziendale, contribuendo alla formazione di professionisti orientati all’impatto sociale.
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Giorgia CSV (venerdì, 18 ottobre 2024 15:26)
Buonasera, grazie per aver ri pubblicato il nostro articolo!