aggiornato al 26 Novembre 2024 | Staff | ARTICOLI
di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni
Mirko Ciesco, web performer valsusano della generazione dei millennials (i nati tra il 1980 e il 1994), è l'autore di "Non deprimermi ancora con parole inutili" (117 pagine, autopubblicato), vademecum nato dalla sua esperienza personale con la depressione e rivolto a chi ne è direttamente coinvolto, ma anche a parenti, amici e a chi sta vicino a persone fragili.
Il manuale ha il potere di risvegliare in chi lo legge una empatia profonda ed è un invito ad ascoltare non solo con le orecchie ma in particolar modo con il cuore. Lo stile fluido e la scrittura chiara di Ciesco rendono il testo attraente e coinvolgente.
DA Sogni & Bisogni
il sito delle Associazioni per la Salute Mentale e del Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Bologna
29/11/2024 – 12:12
A menteinpace@libero.it
Il focus del libro è la comunicazione efficace. Ciesco, mutuando concetti di studiosi ed esperti del settore, pone l'accento sul tipo di domande più appropriate da porre a chi sta vivendo situazioni di difficoltà, come ad esempio uno stato depressivo, e le distingue tra domande aperte, che invogliano a creare relazione, e domande chiuse, che inducono la persona che le riceve a prendere le distanze e a rintanarsi in se stessa.
Nel primo capitolo Ciesco mette in rilievo come le domande inopportune possano causare danni e ferite, come nel caso di "perchè non me lo hai detto prima?" Il consiglio dell'autore è di evitare tale domanda e piuttosto avvicinarsi al problema con gradualità. Un altro esempio è "ti sei rimbambito per caso?", domanda che presuppone la mancanza di sintonia tra gli interlocutori e che, oltre a ferire chi già soffre, ne limita il raggio d'azione. Bisognerebbe sempre evitare domande accusatorie che aggiungono etichette inutili.
Altra domanda inopportuna: "Perchè non festeggi il tuo compleanno? Nel caso di Ciesco è lui stesso ad aver deciso di non farlo, poiché sentiva il bisogno di prendersi del tempo, scavare dentro di sè, prima di poter stare bene con gli altri, senza farsi trascinare dalla frenesia degli eventi.
Nella grammatica relazionale è fondamentale trasformare l'atto comunicativo in messaggi rassicuranti e coinvolgenti come, per esempio: "Comprendo il tuo stato d'animo, sarai tu, quando vorrai, a raccontarmi di te e di come ti senti". È, dunque, compito di chi sta vicino alla persona sofferente quello di entrare nella sua vita con empatia e delicatezza, capendo il momento giusto per intervenire, se è il caso, lasciando che sia lei stessa a diventare proattiva con il tempo.
Di domande ce ne sono tante altre, ma ciò che occorre è capire se sono sincere o di circostanza; se sono necessarie o mosse solo dalla curiosità e se la gentilezza espressa nasconde un senso accusatorio. Dunque, bisogna prendersi del tempo per riflettere sulle parole che si usano per sintonizzarsi con le emozioni delle persone che si hanno davanti. A volte è preferibile un vigile silenzio.
Il secondo capitolo è basato sull'analisi di frasi di circostanza che possono influenzare il processo di guarigione. Espressioni come "lo so che sei forte", spesso seguita da "sono certo/a che ne uscirai", possono scatenare pensieri come "beato lui/lei che ha la sfera di cristallo", ma poi finito il sarcasmo arriva il realismo e incombe la tristezza. Ciò può generare dubbi sulla propria forza interiore, accentuando la sensazione di fragilità. È comune dire "è normale" di fronte a manifestazioni di tristezza, sbalzi di umore o alla difficoltà di dormire. Questa risposta potrebbe portare chi soffre a smettere di aprirsi.
Ciesco ricorda le parole preziose di un'amica che aveva vissuto un'esperienza simile alla sua perchè aveva dato valore al rispetto dei suoi tempi e alla libertà di scelta. Il messaggio è chiaro "non ascoltare gli altri, ascolta te stesso" perchè solo tu sai come ti senti e solo tu potrai uscirne quando sarai pronto.
Infine, nel terzo capitolo l'autore pone l'attenzione sul modo di parlare, sui gesti, sull'ambiente e sul rapporto con la natura. Parlare a voce alta e con un tono arrabbiato o arrogante con chi vive un momento difficile non è produttivo, anzi crea distanza e sfiducia. È preferibile abbassare il volume e adottare un tono gentile e dolce, dimostrando ascolto e immedesimazione, senza sembrare moralisti.
Nelle conversazioni con persone che vivono uno stato di depressione o altri disturbi mentali i gesti possono essere decisivi nel comprendere una risposta o nell'interpretare le emozioni che stanno provando. Va sempre ricordato però che, nella unicità di ognuno, nessun gesto ha una corrispondenza esatta con una parola o un concetto, in quanto dipende dai comportamenti che ciascuno sviluppa nel corso della sua vita. Uno dei gesti più comuni è lo sguardo rivolto verso il basso che può significare paura, tristezza, delusione o vergogna e va interpretato in base a ciò che scaturisce dall'interazione con quella persona.
Anche l'ambiente circostante influisce sul modo di relazionarsi con gli altri e le sue forme e i suoi colori sono dettagli molto importanti. Se tali forme sono arrotondate, evocano piacere e sicurezza, ricordando la gravidanza, il seno materno, gli abbracci, le guance paffute di un bambino e così via, tutti elementi figurativi spesso associati a tranquillità e felicità, che rasserenano. Questo è l'incipit per iniziare dialoghi positivi, stimolando anche la produzione di serotonina, l'ormone del buon umore. Al contrario, le forme sono spigolose possono evocare il pericolo come le punte di una lancia, della lama di coltelli affilati o le spine delle rose, inducendo la persona a bloccarsi e autodifendresi.
Anche i colori possono essere scelti con criterio per provocare benessere. Si pensi all'utilizzo nei reparti terapeutici del colore verde che richiama la natura ed è associato alla fiducia e alla rigenerazione. Promuove tra l'altro un senso di speranza. Oppure si pensi al giallo luminoso, simbolo di sole e di allegria che stimola felicità e ottimismo. Quindi, una conversazione in un ambiente con tonalità di giallo può aiutare a sollevare l'umore.
In un momento storico in cui l'automazione imperversa in ogni attività, il contatto con la natura diventa sempre più residuale. A volte usiamo l'automobile anche solo per piccoli spostamenti. Siamo circondati da elettrodomestici sempre più sofisticati e la nostra attività fisica e all'aria aperta è ridotta al minimo. È importante, invece, riscoprire il piacere di rilassanti passeggiate in un giardino, in un bosco, vicino a un lago o respirare l'aria del mare perché aiutano a riconnettersi con se stessi e a percepire meglio i problemi. Ansie e le frustrazioni sono così inquadrate in una prospettiva più ampia e in tal modo influenzano positivamente il vissuto quotidiano.
In conclusione, oltre alla prescrizione di farmaci efficaci, è importante creare con le parole ponti di comprensione e di dialogo costruttivo. Quindi, come diceva Stephen Levine: "Guarire è toccare con amore ciò che abbiamo precedentemente toccato con paura".
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