Quelle undici storie straordinarie di chi sa di poter fare la differenza con l’esempio
Allo spazio Varco di Cuneo il racconto di persone con disabilità al convegno “Sono normale, ma in fondo siamo tutti diversi”
GIULIA POETTO
04 Dicembre 2024 alle 17:30
lastampa.it/cuneo
articolo segnalato da Anna Ruscazio di DiAPsi Alba-Bra
nella chat WhatsApp di RETE CUNEESE SALUTE MENTALE
05/12/2024 - 07:57
Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, e poi trovarsi sul palco dello spazio Varco a Cuneo a raccontarsi in maniera spericolata, senza rete. È quello che hanno fatto martedì 3 dicembre le undici persone con disabilità protagoniste del convegno «Sono normale, ma in fondo siamo tutti diversi», organizzato dal Csv di Cuneo con il patrocinio del Comune di Cuneo in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Undici storie molto diverse tra loro, quelle restituite nell'evento realizzato in collaborazione con le associazioni Fiori sulla luna, Centro down, Genitori Pro handicap, Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti sezione di Cuneo, Raggi da oltre confine, Amico sport, Centro Gli aquiloni, Autismo Help, Granda Waterpolo Ability, Abacus, Famiglie ADHD, ma con alcuni tratti in comune. Una narrazione di sé a volte frammentata ma sempre autentica, che parte dall'accettazione della propria disabilità.
«Noi tutte le mattine quando ci guardiamo allo specchio sappiamo di avere un problema», per dirla con le parole di Massimiliano «Max» Caramazza. Una consapevolezza di una condizione che è sì un limite oggettivo, ma che non esclude la possibilità di vivere vite straordinariamente intense, anche grazie a una diversa attitudine al mettersi in gioco, a sperimentare l'ipotesi del fallimento. Vite in cui il lavoro ha un ruolo fondamentale, perché favorisce l'autonomia e la piena realizzazione di sé, ma c'è oltre c'è molto altro, che ha a che fare con i sogni in fondo al cuore, da raggiungere grazie alle rispettive squadre (famiglie e associazioni). Il sentimento che più di tutti lega queste persone con disabilità è quello della gratitudine: per il dono della vita, per chi hanno al proprio fianco. Per loro nello sport i risultati contano, sì - «ovvio che se vinco sono più contento», ha detto Alberto Prudenzano, velista non vedente e vicepresidente dell'associazione Handarpermare -, ma vale di più l'impatto che il proprio impegno ha sugli altri, come la trasmissione di competenze.
Massimiliano «Max» Caramazza, Bruna De Matteis, Nicola Dutto, Andrea Gallone, Marta Gatto, Valentina Negro, Davide Peirone, Alberto Prudenzano, Michela Renaudo, Giampiero Sandri e Marco Veglia sanno di poter fare la differenza con l'esempio, per far sì che le loro storie non siano più da palco, ma da platea. Succederà anche quando non ci si stupirà di non leggerne solo i nomi, ma anche i cognomi.
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