Il primo diploma che ho conseguito è di perito elettrotecnico. Detestavo quegli studi che giudicavo aridi, mentre avrei frequentato volentieri il liceo classico, perché avevo la passione di scrivere.
Ma su tutti un concetto mi affascinava: era quello di energia potenziale. Ci fantasticavo su. Che una presa di corrente avesse quella misteriosa energia, da cui non sortiva alcun effetto visibile, mi sembrava un fatto magico. Poi nella presa si inseriva un apparecchio (supponiamo la radio). Allora quell’energia invisibile si trasformava di colpo in suoni, in parole, in musica. Era un miracolo. Si sarebbe potuto inserire un frullatore, o una lampada, o un frigorifero. Quell’energia potenziale che nessuno vedeva, era la fonte di tutte le possibilità.
Questo paragone mi viene sempre in mente quando sento parlare di potenziale umano. Come la presa di corrente, anche gli uomini contengono un’energia nascosta, che gli psicologi chiamano inconscio. Ben poche sono le persone che fanno lo sforzo per metterlo in contatto con la propria coscienza. Ne hanno paura, come se mettere le dita nell’inconscio provocasse una scarica elettrica mortale.
La maggior parte degli individui si accontenta di portare questa forte energia dentro di sé, credendo che sia sufficiente lasciarla tranquilla, non disturbarla. Invece lei opera a nostra insaputa. Può diventare vendicativa. L’energia inconscia vorrebbe essere riconosciuta. Vorrebbe che la coscienza se ne occupasse, stabilisse un legame con lei, in un certo senso le volesse bene. Delusa di essere trascurata, può procurarci mille disavventure: una malattia, una debolezza del carattere, la solitudine, un matrimonio sbagliato.
Usiamo ancora la nostra similitudine con la corrente elettrica. Se vogliamo sviluppare il nostro potenziale umano, occorrerà innestare nella presa dell’inconscio la spina adatta: cioè la volontà di conoscere cosa si nasconde sotto la facciata della nostra personalità. Freud aveva stabilito che nell’inconscio vanno a confluire tutti i fatti spiacevoli che non abbiamo la forza di sopportare. Aveva chiamato quest’opera rimozione. Credo che in realtà l’inconscio sia molto più articolato e ricco di quello che riteneva Freud. La ricerca olotropica di Stan Grof ha dimostrato che nell’inconscio ci sono anche dei gioielli. Un esempio? La natura divina dell’uomo. Chi ha paura di questa energia potenziale, che per noi è occulta, rinuncia alla propria grandezza, al proprio progresso psicologico e morale, alla propria elevazione: ecco apparire il superuomo (nel senso della santità) in una accezione diametralmente opposta a quella di Nietzsche.
Sviluppare il potenziale umano è un diritto e un dovere di tutti gli esseri umani. Siamo gli unici animali che potrebbero fare della libertà la base della loro vita, essendo meno condizionati dagli istinti che determinano le altre bestie. Stan Grof ha fatto notare la meravigliosa evoluzione intellettuale dell’uomo, che lo ha portato dalla caverna alla stazione aerospaziale. Ahimè la stessa evoluzione non ha avuto luogo nella sua parte emozionale: pigrizia, passività, violenza e avidità si alternano nei nostri simili.
Per sviluppare il potenziale personale occorre dunque lavorare sulle emozioni. Abbandonare quelle infantili. Smettere di considerarsi al centro del mondo e di avere sempre ragione. Allora tutto quello che era inconscio rotola all’aria aperta, e fonda le basi per il nostro progresso di fronte al destino. Per sviluppare il proprio potenziale umano ci sono molti metodi: uno è quello di ricorrere ad una persona qualificata, che si assuma il ruolo di arbitro imparziale tra le nostre tendenze in conflitto: si chiama psicoterapeuta.
Luciano Jolly, MenteInPace Cuneo
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