Articolo segnalato da Sabrina Marangon
Psichiatra di Thiene (VI)
Finalmente è stato previsto un finanziamento aggiuntivo per i Dipartimenti di salute mentale. Si tratta di 60 milioni di euro, che seppur insoddisfacenti rispetto al fabbisogno globale, rispondono ad obiettivi di grande importanza nella visione di una salute mentale di comunità per tutti.
Infatti due dei tre obiettivi cui il finanziamento alle Regioni e Provincie Autonome è vincolato riguardano le persone con problemi di salute mentale particolarmente esposte a subire interventi
custodialistici che ne limiterebbero la libertà personale e che nulla hanno a che vedere con le necessità della cura e riabilitazione.
Si tratta del superamento delle contenzioni meccaniche in tutti i luoghi di cura della salute mentale e del ridimensionamento del ricorso alle Rems (residenze per l'esecuzione della misura di
sicurezza per infermità mentale) attraverso la qualificazione dei percorsi per la effettiva presa in carico e per il reinserimento sociale dei pazienti con disturbi psichiatrici autori di reato a
completamento del processo di attuazione del processo di attuazione della legge n.81/2014.
La contenzione meccanica, di cui mi occuperò in questa sede, rappresenta un fenomeno esteso che riguarda molte decine di migliaia di persone ogni anno. L'opinione pubblica ogni tanto viene
informata della morte di una persona legata mentre è ricoverata. Ma poi le contenzioni continuano. Tanto la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo che il Comitato Europeo per la prevenzione della
tortura sono stati interessati al problema. Gli episodi di contenzione meccanica avvengono nel corso del ricovero ospedaliero nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura
(SPDC).
All'interno della comunità professionale sono largamente condivise due opinioni.
La prima. La contenzione meccanica non è un atto medico o sanitario per cui non può essere prescritta come si fa per una terapia. Solo in casi veramente eccezionali la si può decidere ed attuare
senza incorrere nel reato di sequestro di persona. (art 54 CP).
La seconda. La contenzione meccanica arreca danni anche gravi e anche mortali alla salute psicofisica della persona che la subisce. Ed è traumatica anche per chi la esegue. Per questo va evitata
il più possibile e nel caso vi si ricorra richiede una costante presenza di operatori accanto alla persona contenuta e deve durare il minimo.
Che fare, dunque? Una terza evidenza, che spesso non si vuole vedere, è rappresentata da quei servizi ospedalieri psichiatrici che già oggi riescono a prendersi cura delle persone senza ricorrere
alla contenzione meccanica. Sparsi nelle varie Regioni essi dimostrano che esiste una alternativa pratica alle contenzioni meccaniche, come a quelle spaziali e farmacologiche.
La conoscenza delle loro esperienze può essere di grande utilità nel momento in cui si vuole estendere a tutti i servizi italiani l'obiettivo del superamento delle contenzioni.
Dal marzo del 2021 l'associazione che li riunisce: il Club Spdc No Restraint, conduce un censimento dinamico dei servizi che per un anno consecutivo abbiano evitato il ricorso
alla contenzione meccanica. A oggi se ne contano 21. Questa rete è ora a disposizione delle Regioni e Provincie Autonome.
Abbiamo appreso dall'esperienza che il cambiamento da servizi restraint a servizi no restraint dipende tra tre ordini di fattori: quelli culturali, quelli organizzativi ed, infine, quelli
temporali. La sincronicità e progressività nella implementazione dei fattori culturali e di quelli organizzativi è, infatti, fattore determinante la qualità del cambiamento.
Nel convegno nazionale tenutosi a Trieste nel novembre 2021 abbiamo proposto al Governo, alle Regioni ed alle Provincie autonome quattro obiettivi. Ora con le risorse disponibili pensiamo si
possano meglio perseguire. Li riassumiamo qui sotto, confermando che il Club degli Spdc No Restraint è pienamente disponibile a partecipare attivamente alla loro
realizzazione.
Formazione. Chiediamo
che i servizi no restraint vengano individuati dalle Regioni e Provincie Autonome in cui si trovano come Centri di riferimento per la formazione al No Restraint. Possono essere coinvolti nella
predisposizione e gestioni di programmi formativi, essere sede di scambi peer to peer (tra pari), attivare consulenze di supervisione ed audit.
Il Club No Restraint è inoltre a disposizione delle singole Regioni e Provincie autonome per attività di supporto alla predisposizione, monitoraggio e valutazione dei progetti di cui alla
proposta di intesa. Mettiamo a disposizione gli strumenti di prevenzione del rischio contenzione e le tecniche di descalation elaborate e sperimentate dagli spdc no restraint così come i
protocolli di integrazione con gli altri servizi sanitari e di gestione della sicurezza.
Monitoraggio. Chiediamo
a tutte le Regioni e Provincie autonome di adottare in forma vincolante il monitoraggio delle contenzioni meccaniche (numero, persone coinvolte, durata delle stesse) e di darne informazione in
tempo reale al Garante Territoriale o Regionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Chiediamo che al termine dei progetti regionali, ovvero al primo gennaio 2023, ogni episodio di contenzione meccanica vengo sottoposto a sorveglianza secondo il protocollo per il monitoraggio
degli eventi sentinella elaborato dal Ministero della Salute.
Linee guida. Chiediamo
di essere coinvolti nella revisione delle linee guida che le Regioni hanno adottato, che non sempre sono chiare nella indicazione dell'obiettivo del superamento delle contenzioni
meccaniche.
Sistema premiante.
A nostro avviso è opportuno che le Regioni e le Provincie Autonome introducano l'obiettivo del superamento della contenzione meccanica tra quelli assegnati ai Direttori Generali. Va fatta
attenzione ad introdurre criteri di valutazione che valorizzino chi ha già raggiunto l'obiettivo dell'azzeramento delle contenzioni, mentre per gli altri dovrebbe essere prevista una penalità
crescente in relazione al numero crescente delle persone contenute e delle contenzioni attivate. Ovviamente analogo sistema premiante andrà introdotto per gli operatori dei DSM e degli
SPDC.
E' auspicabile, infine, che la messa a fuoco di questo obiettivo consenta di cogliere le opportunità di finanziamento contenute nel PNRR missione 6, componente 2 “Verso un ospedale sicuro e
sostenibile”. Molti Spdc hanno necessità di migliorare gli spazi in cui sono allocati, se non addirittura di essere trasferiti in spazi idonei. Anche da questo punto di vista le esperienze
condotte negli anni dagli spdc no restraint sono disponibili e riproducibili per organizzare spazi accoglienti, confortevoli, amichevoli e rispettosi delle persone che vi sono accolte per cura o
per lavoro.
Giovanni Rossi
Psichiatra, Presidente Club Spdc No Restraint
Tratto da: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=103436
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