Cuneo, li 8 feb. A.D. 2023
Traggo spunto da “Quante storie” di oggi. Tenendo conto che non ho mai letto nulla sulla stregoneria, avendo visto più volte “Il nome della rosa”, si ha un lieto fine, aldilà dell’incendio della biblioteca, ma solo perché Umberto Eco ha voluto così, i brividi mi assalgono.
Parto da questi presupposti perché l’essere detenuto ai nostri giorni, come da dettato costituzionale, dovrebbe consentire la riabilitazione del medesimo.
In fin dei conti lo stesso ergastolo, tutto sommato, non ha nessun senso. Il “busillis” si evidenzia nel momento in cui tizio, caia, sempronio vengono accusati di reati talmente efferati dove non è sufficiente una carcerazione “normale” e quindi lo stato di diritto è costretto addirittura a norme gravissime, leggi 41 bis.
Però, c’è il però, chi è in carcere e non si lascia aiutare, per esempio astenendosi dal cibarsi, mettendo delle condizioni all’autorevolezza delle democratiche istituzioni, beh…la responsabilità è tutta sua (!).
Distinti saluti.
Vincenzo Fiorito
volontario di MenteInPace
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