DA collana180@studiosandrinelli.com
11/3/2023 03:11
A menteinpace@libero.it
“Tutto cominciò con una Commissione parlamentare che, come si sa, nell’ottobre 2010, denunciò con parole insolite, dolorose e pesanti come macigni, la condizione di vita di 1.300 uomini e di 100 donne che abitavano, loro malgrado, i sei Ospedali psichiatrici giudiziari del nostro Paese. Di fronte a quanto avevano visto lo smarrimento fu tale che decisero di chiedere consiglio al Presidente della Repubblica, e questo fu quanto mai irrituale. Sorpresi e sgomenti non sapevano cosa fare: documentarono con un video gli orrori e lo mostrarono al Presidente Napolitano. Il Presidente non perse tempo, chiamò Marco Cavallo, che conosceva da tanti anni, per chiedere aiuto. Sapeva che poteva contare su di lui. Nel comunicargli la sua pena non riuscì a trattenere le lacrime. L’imbarazzo dei corazzieri fu indicibile. Qualcuno dovette soffiarsi più volte il naso. I manicomi criminali dovevano essere chiusi. Non c’era altro da fare”
Inizia così il dialogo sugli Ospedali psichiatrici giudiziari immaginato da Peppe dell’Acqua, direttore editoriale della Collana 180 edita da Edizioni alphabeta Verlag, tra Marco Cavallo e il Presidente della Repubblica, che porterà – tra ottobre e novembre 2014 – il cavallo a intraprendere un viaggio nei sei manicomi criminali rimasti in Italia, raccontato nel bellissimo docufilm di Erika Rossi, “Il viaggio di Marco Cavallo”.
Il 31 marzo è stato l’ottavo anniversario dalla chiusura degli Opg. «Se quando ho iniziato a fare il lavoro dello psichiatra mi avessero detto che avrei visto la chiusura dei manicomi criminali non ci avrei creduto – dice Dell’Acqua a proposito di questa ricorrenza –. Il punto era riportare i diritti costituzionali a persone che, avendo commesso un reato ed essendo state dichiarate incapaci di intendere e di volere, non erano nemmeno diventate dei cittadini di serie b, erano state cancellate come cittadini». Dal 2015, è iniziato un cammino diverso e nuovo, che, per restituire dignità alle persone recluse con disturbi mentali, ha trovato una risposta nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems).
Queste strutture, però, devono rappresentare l’extrema ratio: fanno parte dei Dipartimenti di Salute Mentale, il cuore del sistema, che attualmente segue circa seimila pazienti con misure giudiziarie. «Il percorso intrapreso con la chiusura degli Opg si è sviluppato in questi anni con molte difficoltà – continua Dell’Acqua –, tuttavia continua a resistere: sapevamo che nessuno ci avrebbe steso un tappeto rosso». Nel corso degli anni – nonostante le resistenze – si sta affermando una cultura nuova, in cui da una parte i Servizi di salute mentale sono principali attori nella presa in carico delle persone con disturbo mentale con provvedimenti giudiziari e dall’altra la magistratura è capace di fare proprio il senso profondo della chiusura degli Opg (per approfondire l’argomento, consigliamo un bell’articolo dello psichiatra Pietro Pellegrini CLICCA QUI)
«Il cavallo azzurro presto dovrà ripartire – termina il racconto scritto da Peppe dell’Acqua –. Dovrà continuare a correre, altre battaglie ora lo attendono. Le diseguaglianze, le lobbies, le porte chiuse, i confini insormontabili continuano ovunque a riprodursi. Il Cavallo rischia sempre di ferirsi e di tornare a essere imbrigliato, rinchiuso, circondato da mura e filo spinato.
Ma nessuno potrà mai più impedirgli di sognare e ai tanti operatori che si sono riuniti a Trieste, di sognare insieme a lui. “Il sogno di una cosa”».
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Concetta Stuppia (giovedì, 06 aprile 2023 20:49)
Grande passo avanti ma non basta