Il manicomio – come ogni istituzione totale – non è luogo di cura, ma luogo in cui si genera malattia.
“Il trattamento manicomiale, se prolungato oltre un certo numero di mesi produce un comportamento patologico nel paziente”, ha scritto nel 1995 Renato Piccione, psichiatra formatosi con Franco Basaglia che lavorò sia a Gorizia che a Trieste.
È a superare questa logica che è volto il processo di deistituzionalizzazione, che non si riduce, tuttavia, alla semplice chiusura degli ospedali psichiatrici.
DA Collana 180 - Archivio critico della salute mentale collana180@studiosandrinelli.com
11/11/2023 - 04:04
Deistituzionalizzare significa anche costruire un processo a livello territoriale per costruire un’alternativa al manicomio che permetta di mettere al centro la persona e il suo percorso di cura, a 360 gradi, al di là di un pensiero medicalizzante. Il soggetto, con la sua quotidianità, i suoi bisogni, la sua vita concreta – il suo essere cittadino – diventa il perno su cui si instaura tutta l’attività terapeutica. Per questo sono stati creati i Dipartimenti di Salute mentale (Dsm), inseriti all’interno delle comunità, il cui scopo è restituire alle persone una vera contrattualità sociale, agendo anche su amici, parenti, familiari e cittadini. Molte le esperienze che sono state avviate in Italia, vera patria della deistituzionalizzazione, e che hanno permesso di avvicinarsi sempre di più ai luoghi di vita dei cittadini, andando ad agire sulla prevenzione e sul supporto alla quotidianità.
Il libro “Quale psichiatria? Taccuino e lezioni” di Franco Rotelli racconta molte di queste innovazioni, ripercorrendo, attraverso 22 saggi, l’esperienza dello psichiatra che fu a lungo direttore dell’Azienda Sanitaria triestina.
E una delle grandi novità che questo medico visionario introdusse furono le microaree, ben spiegate – nella pratica – nel libro “La città che cura. Microaree, periferie della salute” di Giovanna Gallio e Maria Grazia Cogliati Dezza. “Quando curi il malato nella sua casa sei obbligato a vedere dove abita, chi o che cosa gli sta attorno – si legge nel libro –. Non puoi curarlo senza incontrare i familiari o i vicini e non puoi non accorgerti se intorno non c’è nessuno. Il mondo in cui il soggetto vive, entra nel taccuino delle note”.
A mettere al centro le progettualità individuali delle persone anche il Budget di Salute, che punta a consentire di rimanere nel proprio domicilio, coinvolgendo la comunità nel percorso di cura; esperienze in questo senso sono ben raccontate nel volume “Soggetto, persona, cittadino. Il Budget di Salute. Esperienze in Emilia Romagna” a cura di Pietro Pellegrini, Patrizia Ceroni, Raffaella Dall’Aglio e Caterina Soncini.
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