Due saggi, a distanza di qualche anno l’uno dall’altro, propongono la rivisitazione del lavoro critico sulla salute mentale condotto in Italia a partire dagli anni della riforma e si accompagnano e si arricchiscono reciprocamente: il contributo di Massimiliano Minelli, “Salute mentale e territorio”, uscito sulla Rivista della Società italiana di Antropologia Medica nel 2020, e il saggio in tre parti di Negrogno e Benedetto Saraceno, “Ma come si curano le malattie mentali?”, uscito su Machina tra giugno e luglio 2023. Di entrambi i saggi, ricchi di argomenti e riflessioni, si riprendono qui solo alcuni spunti.
DA Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica <newsletter@siep.it>
22/1/2024 11:51
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Massimiliano Minelli
ricostruisce la modalità con cui la riforma psichiatrica è stata realizzata a partire dalla fine degli anni ’70 in Umbria, coniugando la visione politica e quella antropologica, l’ultima rappresentata in particolare, ma non solo, da Tullio Seppilli. Il saggio ci aiuta a
recuperare altre figure importanti, tra cui quella di Carlo Manuali (ripreso spesso anche da Negrogno e Saraceno). Minelli fa guidare la sua riflessione dal concetto di territorio come
teatro vivente di azioni collettive,non quindi come entità amministrativa o, nella
migliore delle ipotesi, spazio di sperimentazione di iniziative e modelli nati e sviluppati altrove. Piuttosto, il territorio produce il cambiamento attraverso le proprie dinamiche interne, che,
in ottica antropologica, vanno colte e riconosciute affinché esprimano e diano forma alle istituzioni e ai servizi che vi nascono. Anche il processo di superamento dell’ospedale psichiatrico
aveva coinvolto il rapporto tra dentro e fuori l’ospedale stesso: analogamente, l’inserimento dei servizi di comunità sul territorio richiedeva il riconoscimento del territorio stesso, e come
territorio e istituzioni potessero modellarsi a vicenda (il “rovesciamento pratico” che per Basaglia serviva a reinventare le istituzioni e analizzare quanto avveniva nei territori, potenziali
produttori di sofferenza ma anche di cura). È questo anche il terreno di emersione della soggettività, collettiva e individuale al tempo stesso, in quanto il territorio è il luogo in cui è
possibile la prossimità necessaria al processo di liberazione e auto determinazione della persona sofferente.
Minelli ci ricorda anche la chiarezza con cui i servizi di salute mentale di Perugia hanno descritto la loro missione di cura in senso politico, il preciso
orientamento programmatico che l’amministrazione provinciale esprimeva nel suo regolamento, usando espressioni come “La salute mentale è connessa alla possibilità di dominare conoscitivamente e
operativamente la propria condizione esistenziale e i processi che la determinano. La salute mentale non si identifica quindi con un codice di norme di comportamento né con la pura e semplice
assenza di malattia.” Di conseguenza la salute mentale non viene tutelata”… espandendo strutture e servizi psichiatrici, ma trasformando profondamente le condizioni e
i significati della vita associata in modo da realizzare rapporti umani e modelli socioculturali che pongano il benessere dell’uomo quale valore primo e fondamentale.”
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Tratto da: https://siep.it/il-pensiero-critico-in-salute-mentale/
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