UN FILM CHE CON PARTICOLARE DELICATEZZA SI METTE A DISPOSIZIONE DELLE PERSONE PIÙ FRAGILI CONSENTENDO LORO DI RACCONTARSI.
Segnalato da Mariagrazia Alberione e Beatrice Durbano
di MenteInPace
Parigi. Sulla Senna è ormeggiato un edificio galleggiante denominato l'Adamant. Si tratta di un centro diurno inaugurato nel 2010 e messo a disposizione dei primi quattro arrondissement della capitale francese. I pazienti con problematiche psichiatriche possono frequentarlo quotidianamente oppure andarci ogni tanto. Il lunedì mattina, dopo una colazione fatta insieme (i pazienti sono di tutte le età) si stabilisce l'agenda della settimana con l'equipe formata da infermiere, psicologi, psichiatri ed altri professionisti.
Chi conosce il cinema di Nicolas Philibert sa con quanta delicatezza e attenzione nei confronti dei soggetti ripresi si pone dietro alla telecamera. In questa occasione la sua coscienza gli imponeva un doppio esame. Perché era consapevole che basta pochissimo per passare dalla testimonianza alla violazione dell'intimità quando si ha di fronte un diversamente abile sul piano psichiatrico. Ha anche questa volta saputo trovare il modo per far sì che ciò che compare sullo schermo favorisca la conoscenza e quindi la disponibilità all'attenzione e all'integrazione e non il voyeurismo fine a se stesso.
Il fil rouge che guida il film è affidato in apertura ad uno dei frequentatori dell'Adamant che canta una canzone dei Téléphone. Alcuni dei suoi versi dicono: "Voglio parlarti di te, di me/Vedo
dentro immagini e colori/Che non sono mie, che a volte mi fanno paura". Seguono poi le riunioni in cui si decide l'agenda settimanale e numerosi interventi di coloro che nell'Adamant trovano un
luogo in cui potersi liberamente esprimere.
Philibert, con una camera che si mette a disposizione di chi parla senza mai cercare la bella inquadratura, consente loro di raccontarsi, di esprimere le proprie insicurezze ma anche il proprio
bisogno non solo di essere aiutati ma anche, a volte, di aiutare.
Abbiamo così l'uomo che ritiene che gli psicofarmaci non siano una gabbia ma piuttosto il sostegno per permettergli di continuare una vita dignitosa. C'è chi afferma di aver detto al proprio
padre di riconoscersi come l'unico fallimento della sua vita oppure una madre consapevole del fatto che a 5 anni il proprio figlio sia stato dato in affido perché lei non era più in grado di
garantirgli uno sviluppo sereno. Come c'è chi, esperta di terapie che prevedono la danza, vorrebbe metterle a disposizione della comunità pur essendo consapevole che l'ostacolo è dato dal fatto
di essere a sua volta una paziente.
A tutti Philibert offre la possibilità di lanciare non proclami ma messaggi dettati dalle singole esperienze di vita e di disagio. Le immagini che aprono questo suo lavoro diventano così emblematiche. Le serrande che al mattino si sollevano in seguito all'arrivo della prima degli operatori sanitari sono analoghe a quelle che le immagini, i corpi, le voci che ci propone si dovrebbero sollevare nelle nostre coscienze di cosiddetti 'normodotati' per permetterci di non appartenere alla schiera di 'quegli altri'. Quelli che in "Non al denaro non all'amore né al cielo" Fabrizio De André fotografava così: "Continuarono gli altri fino a leggermi: matto".
Tratto da: https://www.mymovies.it/film/2023/sulladamant/
GUARDA IL TRAILER SOTTOTITOLATO IN ITALIANO
(video di 1:48 minuti)
Sarà nei cinema italiani l’11, 12 e 13 marzo distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection
Anno: 2023
Durata: 109 min
Genere: Documentary
Regia: Nicolas Philibert
Cast: Mamadi Barri, Walid Benziane, Sabine Berlière
Paese: France, Japan
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