SALUTE MENTALE: I DATI NAZIONALI. Richieste più risorse dagli Ordini dei Medici

Salute mentale. Anelli (Fnomceo): “Occorre un intervento straordinario”. In audizione al Senato chieste più risorse, più personale, più sicurezza

 

Secondo il “Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM). Anno 2022”, gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2022 ammontano a 776.829 unità con tassi standardizzati che vanno da 84,8 per 10.000 abitanti adulti della Sardegna fino a 266,1 della P.A. di Bolzano (valore totale Italia 154,2).

 

 

 

DA quotidianosanità

ve 12/04/24 -  01:18

 

Un “intervento straordinario, al fine di innalzare il finanziamento pubblico per la salute mentale e i suoi professionisti”. A chiederlo, al Governo e a tutte le forze politiche, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del suo Presidente Filippo Anelli, audito questa mattina in Senato, presso la Commissione Affari Sociali, su due Disegni di Legge sulla Tutela della Salute mentale.


“La salute mentale – ha affermato Anelli - deve essere una priorità nei programmi sanitari e politici ad ogni livello. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per la quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Bisogna quindi investire risorse finanziare nel settore della salute mentale, da destinare sul capitale umano, soprattutto per colmare la carenza sempre più evidente di personale di tutti i livelli”.


Personale che – ha fatto presente il Presidente Fnomceo – è ormai allo stremo. Nel 2022 – secondo i dati estrapolati dal Conto annuale dello Stato - la consistenza numerica degli operatori impegnati nei servizi di salute mentale risulta pari a 40.285 unità di cui il 74,7% nei servizi pubblici. Complessivamente, a livello nazionale, i rapporti tra infermieri e medici e tra medici e psicologi risultano pari, rispettivamente, a 2,5 e a 2,0.


La dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2022, risulta pari a 30.101 unità. Di queste il 17,2% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,9% da psicologi; il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (42,2%), seguita dagli OTA/OSS con l’11,6%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari all’ 8,6% e dagli assistenti sociali con il 4,1%. Il personale part time rappresenta il 6,0% del totale del personale dipendente e il 6,4% del totale del personale ha un rapporto di lavoro a convenzione con il DSM.


L’ammontare complessivo del personale che opera nelle strutture sanitarie convenzionate con il Dipartimento di Salute Mentale è pari a 10.184 unità; di queste il 7,1% è rappresentato da medici, il 5,8% da psicologi, il 29,4% dagli OTA/OSS, il 21,6% da infermieri, il 19,7% dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica e il 2,9% dagli assistenti sociali.


Di contro, dopo la pandemia, i servizi mentali sono sempre più richiesti. Secondo il “Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM). Anno 2022”, pubblicato il 12 ottobre 2023, che riporta i dati disponibili più recenti relativi al 2022 gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2022 ammontano a 776.829 unità con tassi standardizzati che vanno da 84,8 per 10.000 abitanti adulti della Sardegna fino a 266,1 della P.A. di Bolzano (valore totale Italia 154,2). Gli utenti sono di sesso femminile nel 54,0% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (67,2%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni e al di sopra dei 75 mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46% circa in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (6,1% nei maschi e 9,5% nelle femmine).

Sempre più richiesti ma non ugualmente accessibili: “L’OMS – ha fatto presente Anelli – ha dichiarato che la diffusione del disagio psichico, nelle sue varie manifestazioni, è aumentata negli ultimi anni e ha colpito gran parte della popolazione. Il carovita però e la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie fanno sì che la maggior parte di chi avrebbe bisogno di iniziare una terapia rinuncia per mancanza di budget. I disturbi mentali – ha proseguito - rappresentano una delle maggiori sfide per il Servizio sanitario nazionale in termini di prevalenza, carico della malattia e disabilità, giacché colpiscono parte della popolazione ogni anno. In Italia, i problemi di salute mentale hanno una prevalenza di gran lunga maggiore tra i soggetti più svantaggiati. Il Servizio sanitario nazionale si trova quindi ad affrontare diverse criticità che riguardano sia il benessere mentale della popolazione, sia l’erogazione delle cure ai soggetti affetti da problemi di salute mentale. Queste sfide devono essere affrontate tramite interventi sistematici e coerenti. Il benessere e la salute mentale della popolazione – ha aggiunto - devono diventare temi centrali di politica sanitaria. L’attuazione di politiche mirate deve portare a migliorare il benessere mentale e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio. In un’epoca contraddistinta da profonde disuguaglianze e dall’invecchiamento demografico, occorre concentrarsi su come mantenere e massimizzare il benessere in tutte le fasi della vita. Occorre indirizzarsi verso la deistituzionalizzazione – ha proseguito ancora - e la creazione di servizi di salute mentale territoriali. Di fatto però, una larga fetta della popolazione che soffre di disturbi mentali non riceve alcun trattamento a causa di difficoltà di accesso ai servizi – il cosiddetto “gap di trattamento” – oppure lo riceve con molto ritardo. Molte persone con problemi di salute mentale scelgono di non cercare o mantenere un contatto con i servizi di salute mentale per timore di essere stigmatizzati e discriminati”.


“Le politiche per la salute mentale – ha chiosato - devono realizzare alcune riforme strutturali dei servizi al fine di garantire la qualità e l’erogazione di terapie sicure, efficaci e accettabili da parte di professionisti sanitari competenti. Occorrono quindi interventi sistematici e coerenti. Il Governo e il Parlamento devono porre in essere un Piano d’Azione per la Salute Mentale, proporre misure efficaci e integrate volte a migliorare la salute e il benessere mentale della popolazione. Occorre contrastare qualsiasi forma di discriminazione, pregiudizio o negligenza che impedisce alle persone con problemi di salute mentale di godere appieno dei loro diritti e di accedere equamente alle cure. Bisogna rispettare i diritti delle persone affette da problemi di salute mentale e offrire loro opportunità eque per il conseguimento della massima qualità della vita, contrastando lo stigma e la discriminazione. Dobbiamo istituire servizi accessibili, sicuri ed efficaci, in grado di rispondere alle aspettative e ai bisogni mentali, fisici e sociali delle persone con problemi di salute mentale e delle loro famiglie”.

 

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NELL’ARTICOLO SI CITA IL TAVOLO TECNICO SULLA SALUTE MENTALE

Istituito con decreto ministeriale 27 aprile 2023

Il link sottostante apre la pagina del sito del Ministero della Salute sul Tavolo Tecnico

FUNZIONI E COMPOSIZIONE TAVOLO TECNICO SALUTE MENTALE MINISTERO SALUTE

 

Tratto da:

 

https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=121501&fr=n

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